venerdì 29 aprile 2011

Kellogg. Non solo cereali.

§Topo da biblioteca§
Nel 1994 esce al cinema The road to Welville tratto dall'omonimo romanzo di Boyle.

Si tratta della biografia non autorizzata di John Harvey Kellogg.
Sì. Quello dei cereali.

Se avete fatto questo collegamento mentale...bè questo è il punto.
Kellogg è passato alla storia come l'inventore dei fiocchi di mais tostati, ma John Harvey era molto più di questo.

Se siete curiosi, lasciate perdere l'insipido film di Alan Parker dove un Antony Hopkins sottotono dà il volto all'eccentrico dottore americano impegnato a promuovere "stili di vita gastricamente corretti" nel suo Sanitarium di Battle Creek (Michigan).
Andate invece a comprare Mai dire Mais di Silvestro Ferrara.

Primo perché un titolo così non può mancare in una biblioteca pop.
Secondo, perché la storia della follia del dottor Kellogg, corroborata dalla morale avventista e tradotta in una gestione quanto mai bizzarra della sua clinica della salute (una sorta di SPA ante litteram) vi farà piangere...dal ridere.

Tra riposini all'aperto (anche a meno venti), incitamenti a ripetere la masticazione infinite volte, diete a base di cibi insapori, clisteri allo yogurt e dulcis in fundo crociate contro la masturbazione e il sesso considerati "abitudine insane", Ferrara ci guida in un "salutare" viaggio nel grottesco mondo di Kellogg.Un viaggio che è anche un'ulteriore conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che la soglia tra follia e "normalità" è davvero sottile e quello che viene definito "sano" in un certo momento e luogo non è detto che lo sia in assoluto.
E se invece volete saperne di più di come sono nati i cereali Kellogg...voltate pagina! The road to Wellville, poi usato da Boyle e Parker come titolo delle loro opere, era in realtà il titolo di un fascicolo promozionale distribuito dalla compagnia Postum Cereal Company insieme ai suoi prodotti come provato da alcune stampe d'epoca.
Charles William Post era stato paziente del dottor Kellogg e a quanto pare deluso dai metodi poco ortodossi del dottore aveva deciso di "rubargli" l'idea dei fiocchi di cereali tostati.

Di fatto la Postum era stata fondata nel 1895 per vendere un drink ai cereali "inventato" da Post durante il suo internamento nella clinica di Battle Creek (di nuovo si trattava di una ricetta del dottor Kellogg).
La Postum Cereals rilevò poi la Jell-o Gelatine nel 1925, la Baker's Chocolate nel 1927 e la Maxwell House of Coffee nel 1928, cambiando il suo nome in General Foods Corporation (1929).
Sorpresa delle sorprese l'azienda nata dalle ceneri degli ideali salutisti del dottor Kellogg nel 1985 va in fumo...nel senso che viene acquistata dalla Philip Morris. Sì quella delle sigarette.
Nel 1989 una nuova fusione con la Kraft Foods da vita alla Kraft General Foods ormai nota sempliccemente come Kraft. Il marchio Postum rimane come sottomarca ma ormai nota solo come Post.

E i cereali Kellogg?
A quanto pare l'idea di commercializzarli, in concorrenza con quelli della Postum non fu di John ma del fratello Will Keith (1906). I cereali che avevano ispirato Post a fondare la sua azienda infatti erano fino a quel momento stati utilizzati solo all'interno della clinica di Battle Creek. Del resto erano nati incidentalmente: John Harvey Kellogg preso da una delle frequenti discussioni con il fratello Will Keith sulla gestione dei fondi del Sanitarium aveva dimenticato dei chicchi di mais cotti nel magazzino, ritrovandoli dopo diverse ore "raffermi". Non volendo spendere soldi per un nuovo acquisto decise di provare ad appiattirli con una pressa calda...finendo per ridurli in fiocchi tostati. Li sperimentò, come era sua abitudine, sui pazienti (1894) ispirato dalle idee di Sylvester Graham secondo cui i cibi insipidi erano in grado di frenare gli "ardori" sessuali.
Ma tornando alla commercializzazione, Will Keith la portò avanti indipendentemente dal fratello John Harvey che a quanto pare non era d'accordo con l'aggiunta di zucchero ai cereali tostati (un cibo destinato a frenare gli appetiti sessuali non doveva essere gustoso)...così di fatto sebbene i fiocchi di mais tostati furono inventati da John Harvey all'interno del suo sanitarium né la Kellogg's (proprietà del fratello) né la Postum (da sempre secondo marchio di cereali degli Stati Uniti) hanno nulla a che fare con lui...

Va detto che se non contribuì molto all'invenzione del prodotto, Will Keith fu uno dei più grandi comunicatori del suo tempo intuendo le potenzialità delle promozioni e delle campagne pubblicitarie.

Ad esempio fu sua l'idea di distribuire libretti con animali della giungla "scomponibili" a chiunque comprasse due scatole di cereali (distribuiti per ben 23 anni a seguire) così come la distribuzione gratuita di prodotto ai consumatori e l'insegna luminosa più grande dell'epoca a Times Square, New York.

E dunque...buona colazione a tutti ;)

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giovedì 28 aprile 2011

Diamoci un taglio...

§Matite colorate§.

E' il ventesimo compleanno di Edward mani di forbice. Ricordo che è stato uno dei primi film che ho comprato, in VHS, nella videoteca del mio quartiere, una delle prime aperte in città. Prima di Blockbuster. Prima dei distributori automatici simil bancomat.
Ricordo anche gli interminabili giri tra gli scaffali pieni degli spazi vuoti dei film "fuori", ovvero già noleggiati da altri, ovviamente proprio quelli che volevi. E per riempire quei vuoti con delle alternative, le interminabili chiacchiere con la direttrice del negozio, una sosia di Demi Moore versione Ghost con un gusto che oscillava tra lo splatter nordico e il polpettone sudamericano.
Eppure dalle nostre animate conversazioni filmiche sono spesso uscita con in mano piccoli capolavori pop: Sirene, Soul Man, La piccola bottega degli orrori e dulcis in fundo Edward mani di forbice.

Proprio oggi ho scovato un blog dedicato a raccogliere illustrazioni della favola gotica di Tim Burton. Gli stili sono i più diversi, così come il modo di rileggere i personaggi, ma in ogni disegno si riconosce la comune passione per questo piccolo cult.
Ecco le mie preferite...

Hyaku Aya


Nicolas Leger

Ma se volete vederle tutte...voltate pagina! E cliccate qui ;). Continua...Read more!

mercoledì 27 aprile 2011

Quando pregano i Cavalieri

§Japan Style§

I mangaka nipponici continuano a incoraggiare il popolo del sol levante attraverso i loro personaggi più famosi.
Gli ultimi in ordine di tempo, non certo di fama e valore, sono stati Megumu Okada, disegnatore di Saint Seya Episode G che fa dire al cavaliere del Leone, Aiolia, "eukhestai" ovvero "pregare" in greco.


Shun, cavaliere di Andromeda afferma invece "col supporto di tutto il mondo ora sorreggiamoci e incoraggiamoci a vicenda, ricostruiamo il nostro Giappone!”


Ikki, cavaliere della fenice, grida invece “ora è tempo di essere solidi e risorgere uniti! Giappone, uccello immortale!”.


In Giappone del resto i manga sono sempre stati usati anche come strumento di educazione e promozione. Niente di nuovo sotto il sol levante, ma di sicuro un fenomeno comunque interessante.

E se volete vedere altri esempi di manga-incoraggiamento...voltate pagina...

Oda (One Piece)

E le altre di Shonen Jump...

Miuchi (Glass no Kamen)


e tutti gli altri della rivista Hakusensha...

Il team di artisti della rivista Nakayoshi pubblicherà insieme ad altri mangaka una dōjinshi per raccogliere fondi da destinare alla popolazione colpita dal terremoto (auto-pubblicazione finanziata dai fondi degli stessi mangaka).

Infine la mia preferita...il Gundam di Kunio Okawara.



Il testo in giapponese recita la frase “Ganbare Nippon“, ovvero “Forza Giappone”.

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Un giorno di vita...su youtube

§Teledipendenze§

"La Vita in un Giorno" è un esperimento globale storico per creare il primo lungometraggio al mondo generato dagli utenti: un documentario girato in un solo giorno, anche da te. Il 24 luglio, avrai 24 ore di tempo per immortalare uno spaccato della tua vita con la videocamera."

Così veniva lanciato su youtube nell'estate 2010 il "futuro" documentario di Kevin MacDonald (regia) e Ridley Scott (produttore).

Oggi possiamo finalmente vedere un primo risultato.



Di tutti i filmati registrati il 24 luglio 2010 e caricati sul canale youtube Life in a day (ovviamente disponibile in tutte le lingue...) inferiori ai 10 minuti di durata, i "migliori" a insidacabile giudizio dei produttori, sono stati integrati nel documentario Life in day (ridondante...ma marketing friendly) poi presentato al Sundance Film Festival. Headline della campagna di lancio "un film girato da voi".
Ovviamente il film uscirà nelle sale il 24 luglio 2011, a un anno dal lancio del progetto.

Inutile dire che queste operazioni puzzano di viral marketing da lontano e il tentativo di sfruttare economicamente gli user generated contents sembrano sempre facili e vincenti sulla carta, ma spesso perdenti a conti fatti.

Chi vivrà vedrà...o in questo caso "caricherà" sul canale...

Se volete un anteprima...voltate pagina. Date un'occhiata al trailer. Continua...Read more!

martedì 26 aprile 2011

Una forma di vita dipendente

§Topo da biblioteca§

Amélie è tornata. Viva Amélie.



Finalmente, dopo le delusioni (personali, assolutamente personali) di Viaggio d'inverno e Cause di forza maggiore, un romanzo che mi ha fatto arrivare all'ultima pagina con la voglia di ricominciare daccapo.
Una forma di vita è la storia di un soldato americano di stanza in Afghanistan afflitto, come molti suoi compagni, dalla perenne lotta contro un peso in perenne ascesa. Divise taglia XXXXL. Sedie in metallo indeformabile. Mense raziate come territori nemici. Bilance che restituiscono numeri inimmaginabili.
Tutte immagini che contribuiscono a disegnare l'affresco di una generazione perduta sui campi di battaglia di una guerra utile solo a un certo disegno politico. Il senso di vuoto lasciato dalla crisi degli ideali riempito con burro d'arachidi e coca cola, ultimo sfregio alla società del benessere che ha sacrificato i propri figli per garantirsi la sopravvivenza.
Vero. Falso. Plausibile.
Come sempre queste categorie non si addicono alle storie di Amélie.

Quello che rimane di certo è una critica al vetriolo dell'America Way of Life dal punto di vista di un'europea (se così si può definire una creatura sfuggente alle definizioni geografiche come Amélie) che si mette, non per la prima volta, al centro della scena insieme ai suoi personaggi.
Sì, perché il nuovo romanzo della scrittrice nippo-belga, è epistolare.
E' attraverso questa forma letteraria antica che Amélie racconta in parallelo di due anime accomunate dalla dipendenza che cercano una cura nella relazione epistolare ricadendo invece in una nuova dipendenza.
Del resto la terapia delle dipendenze insegna che non esiste la dipendenza da "qualcosa", ma la "mentalità dipendente". In altre parole non basta allontanare l'oggetto da cui siamo dipendenti per guarire dalla dipendenza. Ricordo a questo proposito la frase di un ragazzo intervistato durante un'inchiesta sulle dipendenze "io non ho una dipendenza dal gioco d'azzardo, ho una mentalità dipendente. Il calcio, la musica, un amore, le patatine fritte. Mi rendo conto che anche se non andassi più a giocare troverei qualcos'altro da cui dipendere".
Amélie riesce a descrivere perfettamente questa mentalità nel suo romanzo epistolare e ne svela i trucchi e gli alibi, mettendosi in prima linea, dipendente fra i dipendenti.

E' proprio questa estrema sincerità che disarma il lettore e lo coinvolge sempre più a fondo in una spirale piena di colpi di scena fino al disvelamento finale che, in perfetto stile Amélie, ha i toni della commedia dell'assurdo.

Usciti dalla spirale del racconto ci si ritrova a riflettere sulle proprie dipendenze, piccole o grandi che siano, e a riconoscerne una di cui si può essere orgogliosi: quella dai romanzi di Amélie.

E se volete aggiungere alle vostre questa dipendenza...voltate pagina...

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domenica 17 aprile 2011

Quando i freaks sono italiani

§Teledipendenze§

Willwoosh
Canesecco
AboutWayne
Nonapritequestotubo
Cicciasan
Electric Diorama

Se questi nomi non vi dicono niente significa che nell'ultimo anno avete frequentato poco il panorama youtube italiano.
Perché queste sono le nuove youtube celebrities, ragazzi saliti agli onori delle visualizzazioni grazie ai loro "canali" privati (leggi youtube channels) e a una serie di video amatoriali (ma neanche poi tanto) in cui si prendono gioco degli utlimi fenomeni di fandom (Twilight in primis) ma anche di se stessi.
Ragazzi tra gli altri ma con una maggiore abilità di trasformarsi in personaggi capaci di "far salire le visualizzazioni youtube", uno dei nuovi modi per "rendersi visibili" in rete.

Queste piccole celebrities hanno già un loro seguito di fan affezionati su cui contare quando lanciano nuovi video o progetti. Si pensi che quando Willwoosh ha postato un video in cui annunciava la chiusura del suo canale (un pesce d'aprile ben congeniato) le visualizzazioni hanno superato la cifra 500.000 e continuano a salire a distanza di un anno.
Le aziende pagano per raggiungere queste cifre.
Questi "nativi" della rete le ottengono con un pesce d'aprile.

Ora Willwoosh e compagnia abbandonano i nickname che li hanno resi famosi e lanciano un progetto ambizioso: una web serie che incrocia fantasy e mistery e va a intercettare il pubblico "pop" di prodotti come the vampire diaries ma utilizza un linguaggio sofisticato (la serie guida è, dichiaratamente, la britannica Misfits).
Claudio di Biagio (canale nonapritequestotubo) ne è regista insieme a Matteo Bruno (canale cane secco) e sceneggiatore insieme a Guglielmo Scilla (canale Willwoosh) e Giampaolo Speziale (About Wayne), tutti e tre insieme a Ilaria Giachi, Claudia Genolini (canale cicciasan) e Andrea Poggioli (Electric Diorama) ne sono gli interpreti.


La prima puntata postata l'8 aprile sul canale ufficiale freakstheseries ha già superato le 300.000 visualizzazioni in meno di 8 giorni.
L'esperimento di una serie tv fuori dalla tv che cerca il suo pubblico online a dispetto di produttori e investitori non può non ricordare l'esperimento di Doctor Horrible sing-a-long blog.

La prossima puntata sarà postata il 22 aprile.

Quanto tempo passerà prima che qualche investitore si accorga dei freaks italiani?

Se volete saperne di più...voltate pagina!.

. 5 cose a caso su Willwoosh, canesecco si confronta con il doppiaggio e gli About Wayne fanno una cover dei Beatles e presto gli altri.... Continua...Read more!

sabato 16 aprile 2011

La zanzara nel tritacarne

§Teledipendenze§

In un'epoca in cui i brand names sono quelli che fanno vendere i giornali e fanno "audience" in tv, perché si portano dietro un seguito di fan e quindi di pubblico (vedi il caso Saviano ma non solo), non stupisce che attorno a Giuseppe Cruciani, noto conduttore e giornalista radiofonico, noto al pubblico per il suo irriverente programma "la zanzara" dove mette alla berlina volti noti del mondo della politica, sia stato costruito un programma tv con simile profilo.
Il Tritacarne ha esattamente lo stesso intento che ha "la zanzara" tanto che il programma radiofonico serve come serbatoio da cui attingere per realizzare quello televisivo. L'archivio sonoro di sua stessa produzione viene usato da Cruciani per decostruire, o meglio tritare gli ospiti televisivi assenti (nella prima puntata De Magistris e la Santanché) ma radiofonicamente presenti.



Forse più interessante del programma vero e proprio è stata la campagna promozionale in cui Cruciani, novello Dexter, si presenta al pubblico come il macellaio di turno che mette nel tritacarne i suoi ospiti perchè solo "facendo a pezzi" una persona la si può conoscere veramente.

La star radiofonica si trasforma in un serial killer televisivo al contrario di quanto suggeriva il famoso refrain "Tv killed the radio star". In questo caso il brand name passa dall'etere, allo schermo, fino alla rete (current è vista soprattutto online) mantenendo la propria aura di celebrity e potenziandola a ogni passaggio.

Non c'è dubbio che dopo i fallimentari tentativi di Complotti e Controcampo Cruciani abbia trovato un format adatto a sfruttare il personaggio radiofonico che ha cstruito negli anni.

Date un'occhiata a uno degli spot e se volete vedere l'intera campagna e la prima puntata del tritacarne...voltate pagina!. ...Il secondo spot e la prima puntata.... Continua...Read more!

venerdì 15 aprile 2011

Quando l'uomo è il messaggio

§Eroi e antieroi§

Nel 2009 Vittorio Arrigoni è stato tra i vincitori del Premio Marconi assegnato ogni anno ai migliori "comunicatori" a livello nazionale e internazionale. Al momento della consegna del premio si trovava a Gaza, molte altre volte, e tentava inutilmente, come molte altre volte, di rientrare in Italia.

Il pubblico era particolarmente variegato quell'anno, come lo erano gli intenti e i profili dei progetti premiati, eppure mi ricordo un comune silenzio di fronte al videomessaggio che Vittorio aveva fatto arrivare da Gaza e che apriva uno squarcio su quello che stava accadendo intorno a lui. Qualcosa che nonostante la distanza ci riguardava.
Con gli occhi ancora pieni di quelle immagini avevamo intravisto la mamma di Vittorio salire sul palco a ritirare il premio a nome di suo figlio, l'avevamo ascoltata ringraziare, ma soprattutto l'avevamo sentita pronunciare parole semplici e dirette "spero di vedere presto tornare mio figlio". Una mamma tra le mamme che aspettano, giorno dopo giorno, di ricevere un messaggio che dia la forza di continuare a sperare che qualcosa cambi in meglio e presto.

Per noi esterni, salvi dal dolore e dall'orrore vuoto dell'attesa, era chiaro che Vittorio era quel messaggio.
I suoi racconti da Gaza, voce ferma e alta sopra gli spari, i crolli, le grida, raccontavano che il mondo poteva e doveva essere diverso. Che si poteva e si doveva cambiare.
Restiamo umani. Era l'adagio con cui "firmava" i suoi videoraccnti per il Manifesto e il suo blog. Più importante di trasmettere il suo nome, la sua presenza, era per lui trasmettere quel messaggio.
Ma lui era quel messaggio. Perché se poteva restare umano lui, in mezzo a tante cose disumane, chi lo sentiva raccontare di quelle cose disumane aveva il dovere di restare umano. Di ricordarsi della natura dell'uomo che va oltre "i confini, le barriere, le bandiere, perché apparteniamo tutti indipendentemente dalle latitudini, dalle longitudini, a una stessa famiglia che è la famiglia umana".
E quando l'uomo è il messaggio puoi solo ringraziare di averlo incontrato sulla tua strada.
Restiamo umani, Vittorio.
Restiamo umani.
Ascolta la voce di Vittorio da Gaza. Leggi il libro Restiamo Umani. Continua...Read more!