giovedì 30 dicembre 2010

Boney M canta Anna dai capelli rossi

§Eroi e antieroi§
Leggendo il giornale della mattina uno dei titoli era "Daddy Cool" è morto.
Un titolo perfetto giornalisticamente parlando. Breve, incisivo, dà la notizia ed è pure ironico.
Un po' come "Figlio uccide madre schizofrenica"
Di nuovo un titolo breve ed esaustivo.
Giornalisticamente parlando.
Ma umanamente cosa ci lascia?
LA notizia resta: il cantante dei Boney M ha smesso di cantare su questa terra per andare a ballare e scatenrarsi da un'altra parte.
Ammetto che quando mi hanno detto è morto il cantante dei Boney M la mia reazione è stata...Boney M chi?

Per farmi ricordare il gruppo mi hanno fatto vedere questo video:
Rivers of Babylon

Ancora non avevo in mente l'immagine dei Boney M quello che mi era chiaro però che evidentemente l'avevano in mente i compositori della sigla di Anna dai capelli rossi perché è IDENTICA.

Provate a cliccare qui per credere!

Un omaggio voluto?

Intanto per ricordare degnamente, ovvero con il gusto iper pop che li distingueva, i Boney M girate pagina...

. e riascoltate la loro canzone più famosa
Daddy cool in una recentissima esibizione ai migliori anni...
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giovedì 23 dicembre 2010

Gennaio un mese "animato"

§Japan Style§

E' ufficiale.
Una delle pietre miliari della mia infanzia sta per uscire...al cinema! Il 28 di gennaio Yattaman anzi Yatterman (Tatsunoko Production) sarà proiettato in alcune selezionate sale italiane per poi uscire in dvd...
Due emozioni contrastanti mi attanagliano:
da una parte la curiosità di vedere le immagini che hanno accompagnato tanti dopo-scuola prendere corpo come in questo pseudo trailer italian style...dall'altra il terrore di vedere l'ennesimo live action giapponese devastato dal doppiaggio italiano...vedi Shaolin Soccer
E quindi quale delle due?

Nel frattempo ricevo notizia che il geniale romanzo Battle Royale di Koushun Takami, poi diventato manga grazie alla matita di Masayuki Taguchi, avrà uno spin off disegnato da Mioko Ōnishi e scritto dal geniale Takami. In Giappone spinoff Battle Royale: Tenshi-tachi no Kokkyō dovrebbe uscire l'11 gennaio 2011...vi ricorda qualcosa questa data?Se non avete mai sentito parlare di Battle Royale meritate senz'altro di essere deportati sulla misteriosa isola in cui si svolge la battaglia mortale insieme agli studenti protagonisti...



Battle Royale è un incubo in cui lo splatter diventa la nuova soglia del sublime, uno psico-thriller che mette a nudo i meandri più oscuri della mente umana disegnando una farsa così sofisticata che asciuga le risate sulle labbra, un soggetto che rasenta l'assurdo eppure riesce a regalare una rappresentazione al vetriolo della gioventù giapponese, ma anche della più classica e sulla carta rassicurante delle istituzioni educative: la scuola. Il riferimento al Signore delle mosche è scontato, ma quello ad Arancia Meccanica è d'obbligo. Del resto una storia che si presenta con la frase "avete mai ucciso il vostro migliore amico?" da già una discreta indicazione di dove si sta andando a parare...Dunque correte a comprarvi il libro e/o il manga! Per i più pigri...potete recuperare guardandovi lo splatterissimo film di Kinji Fukasaku e con Takeshi Kitano (qui nel ruolo che tutti i professori italiani e non vorrebbero interpretare almeno una volta nella vita!) oppure...voltate pagina!Ecco in breve trama e caratteristiche di uno dei romanzi/manga/film più controversi degli anni Novanta: per disciplinare gli adolescenti della Repubblica della Grande Asia (localizzato geograficamente Giappone "reale"), considerati troppo ribelli, viene emanato il Battle Royale Act: ogni anno una scolaresca viene estratta a sorte e mandata su un'isola deserta. Sorvegliati dai professori e da un nucleo militare, gli studenti sono obbligati a partecipare alla Battle Royale, ovvero uno scontro all'ultimo sangue che si gioca all'interno dell'enorme e ostile foresta che ricopre l'isola. Scopo del gioco: eliminare tutti gli altri entro tre giorni. Regole: nessuna...Deve rimanere un solo superstite, l'unico che potrà tornare a casa. Per costringerli a partecipare, tra i vari espedienti c'è un collare che fornisce al centro di controllo la posizione degli studenti e che esplode in caso di fuga o di ammutinamento. Ai partecipanti è fornita un'arma con criteri assolutamente casuali (dalle mitragliatrici ai coperchi di pentola), in modo da uniformare, affidandole completamente al caso, le possibilità di sopravvivenza. Dopo l'iniziale resistenza (e il primo morto ad opera del comandante dell'operazione il professor Yonemi Kamon) i giovani protagonisti si lanciano nel gioco seguendo approcci differenti: ai "ribelli" che tentano con ogni mezzo, ma con scarso successo, di sabotare il gioco si oppongono i killer che hanno deciso di fare di tutto per sopravvivere. Inutile dire che la bilancia pende a favore di questi ultimi, anche grazie alla presenza dello spietato Kazuo Kiriyama, che mette la sua incredibile intelligenza al servizio della Battaglia Reale e della bellissima, e altrettanto spietata Mitsuko Soma. Sul fronte opposto si schierano Shuya Nanahara, amante del rock e dunque per sua stessa natura ribelle, Shogo Kawada, che si dice essere sopravvissuto alla precedente edizione grazie a una misteriosa via di fuga e Noriko Nakagawa, studentessa solo apparentemente "normale". Lo sgangherato trio dovrà convincere gli altri a entrare tra le fila dei ribelli...ma le perdite sul campo renderanno la cosa sempre più difficile...e poi siamo davvero sicuri che ci sia una via di fuga?
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mercoledì 22 dicembre 2010

Uccidimi, per favore

§Eroi e antieroi§
Grazie (si fa per dire) al decreto "mille proroghe" presto i biglietti dei cinema saranno più cari. Per la precisione il biglietto medio salirà a 8,50 €, che passerebbero a 11 € in caso di proiezioni in 3D. Il diritto di prenotazione per chi sceglie di assicurarsi un posto in sala aggiunge un ulteriore euro.

Eppure ci sono film che varranno comunque il prezzo di questi biglietti "maggiorati".
Uno di questi è Kill me please diretto da Olias Barco, e con Aurélien Recoing, Benoît Poelvoorde, Muriel Bersy, Nicolas Buysse e Ingrid Heiderscheidt.


Fotografia sgranata ma con un bianco e nero luminoso. Tono sempre in bilico tra il caustico e il commovente.
Con un tocco "sporco" e senza facili moralismi, Barco racconta la morte e i suoi tabù. In particolare uno fra tutti. Il suicidio.
E lo fa attraverso la storia di un uomo che si intreccia con quella di molti altri, la storia del Dottor Kruger, direttore di una clinica più segreta di un fight club, perché rintracciabile solo su Internet e sperduta in mezzo a montagne gelide di neve. Una clinica odiata e disprezzata eppure sovvenzionata dal governo Belga.
Perché nonostante la sua natura grottesca, questa clinica che offre assistenza ad aspiranti suicidi, senza cercare di convincerli a tutti costi a vivere, ma anzi garantendo loro una morte dignitosa, contribuisce a contenere uno dei grandi costi che lo stato deve affrontare: il costo dei suicidi. Appunto.
Secondo uno studio canadese ogni suicidio costa allo stato 850,000 dollari. Moltiplicate questa cifra per 1 milione di suicidi, ogni anno e avrete la facile risposta alla domanda spontanea "come è possibile che il governo finanzi una clinica che aiuta chi ha deciso di farla finita?"
Secondo il Dottor Kruger, anche il diritto alla morte un giorno sarà sancito dalla Costituzione. Nel frattempo lui anticipa i tempi.

La cosa interessante è che non è semplicemente una clinica di morte. Kruger e i suoi collaboratori studiano attentamente le molle dell'autodistruzione nella speranza un giorno di imparare come non farle scattare o come premere i tasti giusti per controllarle. Con onestà intellettuale però prevedono la sconfitta e dunque promettono di garantire ai loro "pazienti" visitatori una morte assistita e dignitosa.

La Archibald Enterprise Film ha deciso coraggiosamente di distribuire il film in Italia che uscirà forse il 14 gennaio 2011.
Che dire. Non vedo l'ora di spendere i miei soldi per vederlo nella versione italiana.

E se volete vedere il trailer, voltate pagina!
Ecco alcune scene di Kill me please Continua...Read more!

martedì 21 dicembre 2010

E dopo Snoopy...Whatsit!

§Matite colorate§
Credevo non fosse possibile dopo Snoopy amare alla follia un altro cucciolo animato...
come reggere il paragone con il bracchetto che in bilico sul tetto della sua cuccia batte sui tasti della sua macchina da scrivere "era una notte buia e tempestosa..."?

Eppure mi è successo. Ed è stato per puro caso. La segnalazione di un amico mi ha fatto incontrare un nuovo cucciolo animato tra le pagine di Rita e Whatsit.

Rita è una bambina con una personalità "ingombrante". Whatsit è un cane senza nome (whatsit infatti è il calco francese dall'inglese per dire "cos'è") che parla solo quando è assolutamente necessario. Rita è spesso di cattivo umore. Whatsit è pigro e tranquillo.


Rita è iperattiva e confusionaria. Whatsit ama giocare a scacchi e la speculazione filosofica.
la storia di questi due improbabili eppure perfetti amici è raccontata in una serie di 12 libri scritti e disegnati dai francesi Jean-Philippe Arrou-Vignod e Olivier Tallec.
Il Giappone si è innamorato di questa insolita storia di due anime diverse e forse proprio per questo "gemelle" e forse anche dei disegni essenziali e puliti...il risultato è che ora Rita e Whatsit è diventato Rita e Machin un anime esilarante e commovente con quel giusto tocco di acidità che i francesi mettono nella loro panna e l'essenzialità dello stile giapponese...

Insomma un connubio riuscito tra due culture figurative e narrative. Come nel caso di Rita e Whatsit le coppie migliori sono quelle in cui la diversità degli individui non viene appiattita, ma esaltata. Immaginate un boccone di pecorino sardo addolcito da una composta di pere williams...ecco avete sulle labbra il sapore di Rita e Machin...

Se volete gustare anche visivamente queste saporite avventure...girate pagina! ...e visitate il sito
http://www.planetnemoanimation.com/rita.html
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lunedì 20 dicembre 2010

Ringrazia Dio (o chi per lui) per tutta la roba che hai...

§Eroi e antieroi§
...E non perderti il meraviglioso regalo di Natale che John Snellinberg, ovvero un collettivo di giovani toscani che si diverte seriamente a fare film indipendenti, ha fatto agli assidui frequentatori del sito ufficiale
di cui ovviamente faccio orgogliosamente parte...
E mi verrebbe quasi da fare una promozione gratuita...

Dopo lo straordinario successo di
La banda del Brasiliano (dall'8 giugno disponibile anche in DVD)
poco dopo il controverso
Gioventù, droga e violenza: la polizia interviene
ma subito prima del nuovo e misterioso progetto "in lavorazione"
John Snellinberg (immagine indisponibile come quella di Assange)
torna con
John Snellinberg's Christmas Carol
un'opera capace di intrecciare Dickens e Kafka e regalarci un Natale caustico alla Cohen ma pieno di speranza alla Nichols irriverente stile Horby ma d'autore stile francese.
Sugli schermi dei vostri protatili.
Ora.
Cliccando qui.

Buon pre-natale.
E naturalmente...
ringraziate Dio (o chi per lui) per tutta la roba che avete...

E se volete una chicca musicale girate pagina! Ed ecco Pucino, il ridente e irridente promo dell'album “The Importance of Maracas in the Modern Age” (Acid Cobra / Audioglobe) Continua...Read more!

sabato 18 dicembre 2010

All things Johnny Weir

§Pattini d'argento§

Interrompiamo momentaneamente la normale programmazione del blog per portare al nostro gentile pubblico contenuti dedicati esclusivamente a "all things Johnny Weir"...perché siamo in piena stagione invernale che come tutti voi ben sapete coincide con il pieno della figure skating season...e perché non vorrei mai causare agli ultimi lettori rimasti di questo blog una crisi di astinenza da Johnny, che come sapete si manifesta con una bruciante necessità di aspirare glitter e brillantini.
Quest'anno Johnny è stato giudice a Skating with the Stars regalandoci siparietti geniali che potete recuperare dal nostro comune cugino americano torrent...e naturalmente una nuova faida che lo vede protagonista insieme a una delle concorrenti Bethenny Frankel (leggi una specie di Antonella Clerici americana che si diletta con i fornelli...anche se lei è una VERA chef!). Se volete saperne di più cliccate qui...La VERA notizia però è che si esibirà durante la finale in un numero di gruppo (fermate la vostra mente please...o anche no ;P) con Denis Petukhov (ricordate il geniale threesome di Fallen Angels?), Keauna McLaughlin e Jennifer Wester.
Su altro fronte è finalmente (?) disponibile il singolo di Johnny Dirty Love.

Qui potete ascoltare un'anteprima...devo ammetterlo...pensavo peggio!

Inoltre Johnny è direttamente impegnato con il Trevor project per dare ai giovani strumenti utili a combattere le tendenze suicide...ovviamente alla Johnny...cioè tramite un fashion statement...



E dulcis in fundo...segnatevi questa data: 11 gennaio 2011 (allitterazione ovviamente voluta...). Perché? Beh perché esce finalmente (stavolta per davvero) la tanto chiacchierata autobiografia di Johnnino "Welcome to my World"!!


Potete già preordinarla...vale la pena già solo per avere QUELLA copertina nella VOSTRA libreria...

E se volete godervi qualche video delle ultime "imprese di Johnny"...girate pagina!

Come promesso...
Johnny Weir poker face 2.0
Johnny in un backstage veramente ignorante....
e un fantastico promo di Skating with the stars..
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mercoledì 15 dicembre 2010

Il Ghibli soffia di nuovo...sulle ragazze!

§Japan Style§
Miyazaki e Ghibli di nuovo al lavoro. E questa volta l'anime sarà "manga style"!!
L'ha annunciato proprio oggi via twitter Hiroo Otaka, giornalista che si occupa di cinema:
si tratterà di un adattamento del manga Kokuriko-Zaka Kara (Dalle colline di Kokuriko) di Chizuru Takahashi and Tetsurō Sayama.


Si tratta di un racconto per immagini pubblicato nel 1980 ma ristampato recentemente con una sibillina e indicativa nuova copertina dove campeggiava la scritta "raccomandato da Hayao Miyazaki"...per i teorici della cospirazione era già tutto chiaro da li!!!

La storia raccontata nel manga si svolge nel 1963 a Yokohama e ha per protagonista la stundentessa Komatsuzaki.
Alla regia Goro Miyazaki e alla sceneggiatura Hayao Miyazaki e Keiko Niwa...qui scatta il dubbio perché la Niwa è già autrice della sceneggiatura del deludente, a parere di chi scrive, I racconti di Terramare (2007 sempre per la regia di Goro)...vedremo...
altro campanello d'allarme è la scelta di affidare la parte musicale del film a Satoshi Takebe (Deltora Quest, Romeo × Juliet) invece che al pluriennale collaboratore della Ghibli Joe Hisaishi...ma forse c'era voglia di "nuova musica" allo Studio del vento caldo del Sahara...
Il film è annunciato in Giappone per l'estate del 2011!

Per chi sa il giapponese ecco il sito ufficiale.
E per chi vuole qualche anticipazione legata al manga...si volti la pagina!Come già detto il manga racconta la vita quotidiana di Komatsuzaki figlia di una fotografa e di un padre marinaio disperso in mare. La studentessa si occupa del giornalino scolastico ed è attraverso questo mezzo apparenetemente "povero" che coglie e raccoglie la ricchezza della vita dei suoi coetanei. La cosa interessante è che il manga è uno shojo, il primo tentativo di adattare per il cinema un manga per ragazze da parte dello Studio Ghibli!
Interessante da questo punto di vista confrontare il character design delle due opere che sembra indizio di ulteriori modifiche in campo narrativo...

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martedì 7 settembre 2010

I'm still here...per davvero?

§Eroi e antieroi§

Che sia vero o falso questo è uno degli esperimenti più interessanti degli ultimi anni, documentaristicamente parlando. Presentato alla mostra del cinema di Venezia 2010, I'm still here (regia di Casey Affleck), racconta "l'anno perduto di Joaquin Phoenix", secondo il sottotitolo ufficiale.

Attore più volte nominato agli Oscar, acclamato da critica e pubblico, nel 2008 e nel bel mezzo del tour promozionale per il suo ultimo successo, Two lovers, Joaquin annuncia il suo ritiro dalle scene. Tutti pensano a un gigantesco scherzo. Ehi, Ashton Kutcher salta fuori da dietro quel paravento! La cosa sembra ancora più assurda quando Joaquin, il bel volto ormai completamente nascosto da un fluente barbone e gli occhi blu oscurati dagli ormai onnipresenti occhiali da sole, afferma di volersi rilanciare come artista hip hop. Seguono una serie di interviste "al limite", tra cui quella con David Letterman che conclude con la celebre chiosa "Joaquin, mi spiace che tu non sia potuto venire stasera". Pubblico e giornalisti sono costantemente in bilico tra l'angosciosa sensazione che una tragedia umana si sta consumando in diretta televisiva e l'incredulità che vuole sciogliersi in una risata liberatoria. Una risata che non riesce mai a scoppiare completamente, perché Joaquin non lascia mai cadere la sua maschera di tormento e disagio. Mai. In un anno intero. Mentre i mesi passano e quelle che ormai vengono definite "le follie di Joaquin" si susseguono, la risata liberatoria che tutti si attendono tarda ad arrivare, ma nessuno vuole credere che non arriverà mai. Perchè è ovvio che quando finalmente Joaquin si deciderà a rasarsi e togliersi quegli occhiali scuri per guardare il suo pubblico nel profondo, come solo lui sa fare, per poi strizzare l'occhio divertito, perché sì, questa è stata la mia migliore interpretazione e vi ho portato tutti con me in questo viaggio, altro che Oscar, scoppieremo a ridere tutti insieme, lui con noi, noi con lui. Perché questa è Hollywood baby. O no?
Nel 2009 finalmente qualcosa di rassicurante. Casey Affleck, fratello del più celebre Ben che l'ha diretto nello struggente Gone baby Gone, annuncia il suo primo film da regista: un documentario che segue passo passo la vita di suo cognato Joaquin Phoenix, dopo l'annuncio del suo ritiro dalle scene e nei suoi fallimentari tentativi di diventare un artista hip hop.
"Non voglio più interpretare il personaggio di Joaquin" commenterà l'attore e "la mia vita sta diventando un film su me che non voglio fare un film". E a commento delle sue disastrose escursioni nel mondo dell'hip hop "Il sogno è troppo grande o è solo il sogno sbagliato?"

Vero, falso. Documentario o mokumentario. Pubblica e critica sono divisi. Forse la crisi di Joaquin è reale, forse è la più grande prova d'attore mai data dopo Greta Garbo, certo è che questo film apre una serie di domande ma lascia al suo pubblico l'onere di cercare delle risposte.
Una crisi personale è vera se si dipana di fronte all'obiettivo di una telecamera, pubblicamente? Joaquin ha vissuto quest'anno realmente o le telecamere che lo hanno seguito ovunque hanno reso finto ogni suo gesto? Un attore è mai davvero se steso davanti alle telecamere? Fino a che punto si può parlare di verità brutali e quando invece si oltrepassa la soglia dell'esibizionismo? E soprattutto Joaquin Phoenix è davvero ancora qui con noi?
Dopo la fine delle riprese i suoi gesti e le sue giornate sono stati inghiottiti nel nulla dell'anonimato di una vita lontana dai riflettori, siano essi quelli di un palcoscenico o di un set. Alla conferenza stampa dedicata al film l'assenza di Joaquin è suonata come una nota stonata, o forse come la prova definitiva che sì, tutto quello che abbiamo visto nel film è vero. O forse, come urla Joaquin in una delle scene del documentario, arrampicato sulla cima di un albero, subito dopo la sua disastrosa performance al David Letterman Show, "Sono destinato a essere un dannato scherzo da qui all'eternità". E noi con lui.
Ed ecco il trailer. Continua...Read more!

lunedì 6 settembre 2010

Quando la Rete intrappola la tua reputazione...Evan twitter incident

§Pattini d'argento§
Meyrowitz scrive nel suo libro "Oltre il senso del luogo" che se all'epoca ci fosse stata la televisione, Roosvelt non sarebbe mai stato eletto. La sua voce calda era molto radiofonica e aveva contribuito a dare di lui un'immagine forte e sicura. Ma gli elettori, in un momento di forte crisi economica e politica, si sarebbero ugualmente affidati a lui se l'avessero visto claudicante, gracile e con quell'aria malaticcia? La tv avrebbe ucciso la reputazione che si era guadagnato con la sua brillante oratoria alla radio.
I personaggi pubblici sono cambiati, perché i media sono cambiati e chi adava bene per la radio, non va altrettanto bene per la televisione, del resto chi va bene per la televisione non necessariamente va altrettanto bene per la Rete. Ci sono molti casi che lo provano e oggi ho deciso di raccontarne uno, un po' perché il modo in cui si è svolto è particolarmente esemplare e un po' perché è accaduto proprio nel mondo in cui mi trovo più a mio agio, ovvero sul ghiaccio. Ma andiamo con ordine.
L'hanno chiamato twitter incident...anche in Cina. Quello che è accaduto, però, ha ben poco dell'accidentale, anche se il modo in cui è lievitato non era sicuramente prevedibile. O forse avrebbero dovuto esserlo, visto e considerato che Oggi viviamo in quello che ormai tutti chiamano web 4.0, ovvero un web dominato dai social networtk. E le reti, si sa, sono capaci di sostenere ma anche di avvignhiarti e trascinarti sul fondo, se non le usi bene. Con 65 milioni di tweet al giorno (secondo le ultime stime) le informazioni non corrono, volano. Se sei fortunato o abbastanza veloce puoi cliccare sul tasto cancella prima che altri si accorgano del tuo "commento sgradevole", nel caso peggiore, quando senti l'eco del tuo commento tornare indietro centuplicato in negativo, non ti resta che scusarti e ritirare quello che hai detto.
Oppure puoi prendere la terza strada. Quella di chi non ha ancora capito che i social network sono certo dei potenti amplificatori della fama di un personaggio pubblico, ma possono anche distruggere la sua reputazione, con un solo post. Perché la comunicazione tramite social network tra una public persona e i suoi fan è più delicata di quanto non sembri e avere un profilo su facebook e twitter può rivelarsi controproducente, se non si è pronti a gestire le situazioni di "crisi comunicativa" che si possono presentare dopo ogni singolo post. Perché il rumore della rete, il buzz che magari tu stesso hai contribuito a sollevare, non si placa così facilmente.

Ma andiamo al sodo. Tutto è cominciato con un twitter di Evan Lysacek, fresco campione olimpico a Vancouver. Ricordate Vancouver? Ricordate la telecronaca della tv canadese di cui vi ho parlato qualche post fa? Ricordate che due commentatori del Quebec avevano messo in dubbio la natura sessuale di Johnny Weir chiedendo che venisse effettuato un gender test per assicurarsi che gareggiasse nella categoria giusta, quella maschile, e non fosse invece una donna sotto "mentite spoglie"? Ricordate il polverone che si era sollevato, con tanto di stampa internazionale schierata al fianco del pattinatore americano dall'immagine ribelle ai comuni canoni maschili e femminili? Ricordate che molti avevano chiesto addirittura la "testa" (leggi il posto di lavoro) dei due commentatori, salvati solo dall'intervento di Weir che aveva preferito richiamarli alle loro responsabilità di "personaggi pubblici" piuttosto che cucirgli la bocca con un licenziamento? Ecco tenetelo a mente...

Dicevo, Evan, tra un post e l'altro, si prende la briga di rispondere a un fan che gli chiede se Johnny Weir sia un uomo o una donna, dato che nelle ultime foto pubblicate gioca con la sua immagine androgina. Gli stessi fan di Lysacek, notoriamente non in buoni rapporti con il compagno di squadra Weir, criticano la mancanza di tatto della domanda e accusano TahitianFantasy di essere "fuori luogo".

Quello che nessuno si aspetta è però di vedere, 5 giorni più tardi, che Evan Lysacek risponde al commento di TahitianFantasy...per criticarlo o ammonirlo di tenere fuori dal suo twitter ufficiale (e sottolineo ufficiale, tenetelo a mente) certe battute sopra le righe? No. Per rispondere con una battuta. Anche più sopra le righe del commento. "Il verdetto deve ancora essere emesso" commenta Evan.

Quella che voleva essere probabilmente una battuta di spirito detta "tra amici" (primo errore strategico perché non sempre i followers del twitter di un personaggio pubblico sono tutti suoi fan, anzi) scatena un flood inimmaginabile. Le associazioni gay accusano Lysacek di aver pubblicato sulla sua pagina ufficiale un commento omofobo, proprio lui che, come campione olimpico, dovrebbe essere un esempio per la comunità. Il fatto poi che la risposta di Lysacek metta in dubbio non tanto l'orientamento sessuale di Weir, ma addirittura la sua stessa natura sessuale e la sua identità, fa mobilitare anche le associazioni transgender. La capillarità della rete fa sì che il twitter di Evan venga ri-twitterato milioni di volte mentre screen shot del suo commento vengono postate nei blog di gossip e di settore.
A questo punto scatta l'operazione contenimento danni. Evan ha un'agente di ferro, tale Yuki, che più volte lo ha salvato da questo tipo di incidenti. Sempre nel mondo reale o in televisione, però. E' la prima volta che Evan e il suo team devono affrontare un'emergenza di "rete". In pochi minuti sulla pagina twitter di Evan compare un post dell'atleta, il quale sottolinea che lo screen shot comparso sui blog e sulla stampa di settore non proviene dalla sua pagina ufficiale, ma da un twitter account non verificato.

Seguono una dichiarazione che sottolinea come, nell'account twitter falso, Lysacek non sia scritto con una L maiuscola come iniziale ma con una i maiuscola ovvero Iysacek. Evan afferma che le cose postate su quell'account non gli sarebbero MAI neanche passate per la testa.

In una nota finale Lysacek sottolinea che i suoi reps si stanno occupando del caso che da questo momento "non è più nelle sue mani".


Tutto è bene quel che finisce bene dunque? Non proprio. Perché come dice sempre saggiamente mia nonna "verba volant, scripta manent" anche in un luogo apparentemente "volatile" come la Rete. Con l'aiuto del falso Evan, che a questo punto si sente tirato in causa, essendo stato accusato di omofobia e transgender-fobia, i blogger ricostruiscono i fatti dimotrando che il commento offensivo è stato postato proprio sul twitter ufficiale di Evan Lysacek e non su un account falso.


Come vedete dalle parti provvidenzialmente evidenziate dai blogger, che si sono presi a cuore il caso, il commento "verdict is still out" è postato sulla stessa pagina in cui Lysacek afferma che il commento è stato postato su un account non verificato. A riprova della realtà dei fatti gli investigatori della rete hanno postato addirittura il codice sorgente della pagina twitter di Evan che dimostra come il commento è stato postato dall'amministratore del twitter account VERIFICATO di Evan Lysacek (che poi sia lui o la sua PR ad aver postato il commento di risposta mi sembra abbia poca importanza a questo punto). In molti hanno postato anche gli screen caps originali, non ritagliati per dimostrare che le affermazioni comparse sul twitter di Evan non sono state in alcun modo modificate. Se vi interesano scaricateli in fretta perché l'operazione di copertura dell'incidente sta procedendo alla velocità della luce e le fonti scompaiono a vista d'occhio. In effetti in poco tempo tutti i twitter di Evan relativi al presunto falso account, le risposte della sua manager Yuki e i commenti dei fan vengono cancellati dall'account twitter di Evan. Comunque troppo tardi.

E lastoria non finisce qui....voltate pagina...
Tutte le fonti indicano una sola cosa. Il commento che ha scatenato tutto è stato postato sul twitter ufficiale di Evan e da Evan, o chi per lui aggiorna il suo twitter. Non c'è neanche la possibilità di parlare di una svista o di un "incidente". La risposta a TahitianFantasy arriva 5 giorni dopo che il commento è stato postato, quindi per dare quella risposta Evan deve aver letto tutti i commenti arrivati e aver scelto di rispondere proprio a quel commento. La risposta "il verdetto non è ancora stato emesso" rimane online più di 12 ore nonostante le proteste dei followers di Evan. Ancora più grave, da un punto di vista di netiquette, la risposta rimane online mentre Evan continua tranquillamente a twitterare di altro, del compleanno di un amico, di un nuovo gioco, di un pranzo succulento. Mentre il mondo digitale si indigna, nel mondo reale la vita di Evan prosegue, come se niente fosse. Del resto la storia del fake account su twitter dovrebbe aver risolto la cosa, o no? E' quello che sembra pensare anche la sua agente Yuki che riposta il commento di Evan riguardo all'account falso nel tentativo di far girare la voce che il commento offenivo su Johnny Weir non è stato in alcun modo postato dal suo cliente. Peccato che dopo che la rete si muove per dimostrare che il commento si trova in effetti sull'account ufficiale di Evan, Yuki cancella dal suo twitter tutti i post relativi al fake account, Evan fa anche di più, cancellando tutti gli ultimi tweet, giusto per sicurezza. La Rete però è vischiosa e grazie a uno screen cap preso dal google reader di un anonimo utente è chiaro a tutti che sia Evan che Yuki sono coinvolti nella faccenda


In più il famoso proprietario del fake account @Evan Iysacek, ora rinominato @notevanidiot, si distanzia più volte dalle posizioni espresse da Lysacek nel suo blog verso Weir. "Sono estremamente deluso dal mio alter ego reale" commenta "Nessuno dovrebbe fare un commento del genere. Io, il falso Evan, prometto di essere meglio di quello vero". La rete plaude l'Evan virtuale e il suo twitter acquista centinaia di nuovi followers in segno di supporto.

In sostanza Evan esprime pubblicamente sul suo twitter un commento offensivo che mette in questione la natura sessuale del suo compagno di squadra Johnny Weir, saltando così sul treno del "gender-test" che era già rovinosamente deragliato alle Olimpiadi di Vancouver (vedi qualche post più sotto). Non solo non si scusa, ma tenta di incolpare un falso account, e quando i nativi della rete provano senza ombra di dubbio che il commento proviene dal suo account ufficiale si limita a cancellarlo fingendo che non sia successo nulla. Il problema è che twitter è una sorta di diario in tempo reale e quello dei personaggi pubblii è spesso...pubblico, perciò molti hanno visto il commento comparire in tempo reale sull'account di Evan e hanno le screen caps che lo provano. Il fatto che Evan continui a incolpare famigerati "cattivi Evan virtuali" o finga che quel commento non sia mai esistito prova non solo quanto sia poco funzionale la sua strategia di contenimento dei danni, ma anche che non ha idea di come DAVVERO funzioni twitter o forse spera solo che i suoi fan non sappiano come funziona.
Come spesso accade però i fan dimostrano di essere una delle categorie di persone più attente al funzionamento delle nuove tecnologie e più abili nell'usarle a proprio vantaggio.
L'intera controversia si è gonfiata a dismisura proprio perché il comportamento di Lysacek ha implicitamente sfidato i followers del suo twitter trattandoli come dei conoscitori superficiali del mezzo. E' proprio la sfida all'intelligenza dei suoi stessi fan che ha scatenato un'operazione investigativa di cui Grissom (CSI) sarebbe orgoglioso.

A questo punto scatta una seconda strategia di contenimento, altrettanto prevedibile e poco efficacie.
Non pago di quello che ha già sollevato, Lysacek mette in giro nuova polvere, lamentandosi che il suo account twitter deve essere PER FORZA stato violato da un hacker che, guarda caso, ha deciso di inserire proprio un commento offensivo sul suo "acerrimo rivale" Johnny Weir.


Per aggiungere beffa al danno, Evan cancella tutti i post fatti da Aprile in poi sul suo twitter, affermando in seguito che è fino da aprile che il suo account twitter è stato "infettato" da un hacker. Peccato che le stesse informazioni apparentemente "infettate" da un hacker sull'account twitter sono state postate simultaneamente e identiche sulla pagina ufficiale facebook di Lysacek e da li non sono state cancellate. Ancora una volta Lysacek e il suo team sembrano presupporre che i fan dell'atleta non abbiano dimestichezza con i social network e non possano accorgersi che la pagina facebook e il twitter fossero sincronizzati per riportare le stesse notizie nello stesso momento. Come hanno già dimostrato, però, i fan reagiscono postando altri screen caps della pagina facebook che dimostrano come la teoria dell'hacker non regga, a meno che non si sostenga che anche la pagina facebook dell'atleta è stata hackerata.
Probabilmente soverchiato dal momento, Lysacek fa un altro errore "di rete", posta erroneamente in versione "pubblica alcuni twitter che dovevano essere privati. In sostanza si dice a questo punto sorpreso e sconvolto che si sia sollevato tutto questo polverone per una sciocchezza del genere. Afferma di non voler perdere il suo tempo a parlare o commentare Johnny Weir e che non gliene può fregare di meno del suo genere sessuale...


La cosa non passa inosservata, vengono fatte nuove screen caps dell'account twitter, ormai ovviamente monitorato con interesse anche da chi non è tra i fan di Evan, e il comportamento dell'atleta viene nuovamente rimproverato. Sommerso da una nuova ondata di critiche digitali,
Lysacek decide infine di scusarsi pubblicamente con Johnny Weir, sempre tramite twitter.
"Le mie scuse a Johnny Weir. Sto prendendo tutte le misure per fare in modo che una cosa del genere non accada mai più. Il commento era privo di tatto, crudele e offensivo. Non potrò mai scusarmi abbastanza con Johnny e i suoi fan". Nessuna menzione dell'hacker o del falso account. Ma anche nessuna ammissione di responsabilità. Nessuna prova "indipendente" è stata portata a sostanziare il fatto che l'account di Lysacek sia in effetti stato infettato. Se poi l'atleta aveva così a cuore di scusarsi avrebbe potuto farlo dall'inizio, ma è chiaro che non si aspettava una risposta di tali proporzioni. Ancora una volta Lysacek e il suo team dimostrano di non comprendere le regole dei social network e della netiquette.

Ma proviamo a guardare il tutto da una giusta distanza per capire come questo Twitter incident può illuminarci sulle dinamiche che influiscono sulla reputazione virtuale di un personaggio pubblico.
Una prima regola che si evince dal twitter incident di Evan è che in Rete la tempistica è essenziale. E in una crisi comunicativa che si consuma in Rete il tempo conta più che in altri media. Ecco perché tutti i post di Evan successivi al commento incriminato, benché pochi in numero, assumono un peso sproporzionato. Il fatto che Evan non intervenga subito per riconoscere la crisi comunicativa, ma perda tempo a parlare d'altro, rende il commento sgradevole ancora più evidente. Il fatto che Evan non riconosca immediatamente la gravità commento fa apparire tutte le strategie messe in atto per contenere il danno poco sincere.
Le parole digitate sono più pesanti di quelle scritte o dette. Questo perché sono molto, molto più facili da far girare. Basta un click e il tuo commento negativo sarà ripostato su centinaia di altri account twitter. Uno screen cap e non ci sarà modo di negare di aver usato proprio quelle parole e non altre, in quel contesto e non in altri. Per questo ancora più importanti sono le parole che si usano dopo che si è commesso un errore comunicativo.
La presa di responsabilità è essenziale per gestire una situazione di questo genere. Tutte le strategie di distanziamento sono disfunzioniali per un motivo semplicissimo: l'account twitter o facebook di un personaggio pubblico si basano su un tacito patto di fiducia stipulato tra il personaggio e i suoi fan. Il personaggio pubblico assicura di postare i suoi veri pensieri e informazioni affidabili sul suo account, la "verifica" dell'account viaggia in questa direzione stigmatizzando tutti coloro che tentano di imitare la voce digitale del personaggio, d'altra parte i suoi fan si iscrivono all'account in segno di sostegno e si fidano che chi sta postando i suoi commenti sull'account è proprio l'oggetto della loro affezione. Nel momento in cui si posta qualcosa di sgradevole sull'account di un personaggio pubblico cercare di convincere i suoi fan che quella che hanno "sentito" (o meglio visto in tempo reale) non è la sua voce rompe questo patt di fiducia. Quali sono allora i post veri e quali quelli falsi? La scelta di Lysacek di cancellare interi mesi di post per "nascondere" un solo commento sgradevole mette in dubbio la veridicità totale del suo account. Senza contare che questa cancellazione viene dopo un tentativo di allontanare da sé la responsabilità del commento attribuendolo ad altri, ma proprio i fan più vicini, quelli che andrebbero coltivati, sono quelli che hanno visto il commento digitato in tempo reale sull'account e che si sentono traditi nel momento in cui viene loro detto che non hanno visto quello che hanno visto.
Rispetto poi ha un documento che può essere bruciato o a una conversazione che si può negare di aver avuto, internet fornisce ai suoi frequentatori degli strumenti flessibili e agili per conservare le prove degli scambi comunicativi avvenuti. Inutile dunque la strategia che mira a cancellare e ignorare l'accaduto. Nei social network il silenzio fa più rumore delle parole, proprio perché è meno frequente. Questo sia in senso negativo (vedi il caso Lysacek) sia in senso positivo. In questo esempio Johnny Weir ha scelto la strategia ottimale, quella del silenzio, appunto, dimostrando di essere al di sopra e al di fuori della questione. Va detto però che il suo silenzio è potuto essere interpretato in modo positivo solo perché lo stesso atleta aveva già rilasciato delle dichiarazioni pubbliche rispetto alla qeustione del gender e alla sua posizione in merito, nel corso delle Olimpiadi. In questo senso una buona strategia di PR usata precedentemente è servita da base per quella successiva.
Un vecchio detto dice prima pensa, poi parla. Nel caso di twitter si potrebbe dire, prima scusati, poi pensa, poi parla di nuovo. Il commento sgradevole, che sia frutto di una svista, di una leggerezza o di un hackeraggio, deve essere immediatamente riconosciuto come tale, più si aspetta a scusarsi, più le scuse e le successive azioni appariranno false e fuori luogo.

E in conclusione l'ultimo comandamento....non twitterare invano

E se volete altre fonti sul twitter incident...eccole:
Olympic Gold Medalist shows his true color
Popcorn.gif
Evan Lysacek twitter his homofobia
Evan's attempts at retconning
Disco-ball dresses and spandex
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sabato 24 aprile 2010

E lo scrapbook di quest'anno è...

E' di nuovo quel periodo dell'anno...
Le Johnny's angel sono già al lavoro sul nuovo scrapbook per Johnny (lo avrà per il suo compleanno). Quindi vi giro le istruzioni. Chiunque volesse partecipare può contattarmi via mail. Dall'Italia manderemo un'unica spedizione con tutte le pagine dedicate a Johnny.


Ciao a tutti! E' ora di iniziare lo scrapbook per il compleanno di Johnny!

Il compleanno di Johnny è il 2 Luglio e vogliamo mandargli uno scrapbook di auguri. Molti di voi hanno già partecipato negli anni passati e spero che vorrete dare il vostro contributo anche questa volta. Se invece non avete mai partecipato, perché non lo fate questa volta creando una pagina per lo scrapbook di Johnny.

Le pagine devono essere solo fronte (NON fronte/retro) con dimensioni 30.5 x 30.5 cm e ogni persona può fare al massimo due pagine a una facciata. Mi raccomando di rispettare le dimensioni altrimenti la vostra pagina non potrà essere inserita nello scrapbook! Inoltre cercate di fare pagine "piatte" in modo che le pagine contigue rimangano piatte (in altre parole non sbizzarritevi troppo con il "3D").

Se pensate di avere problemi a mandare via posta le vostre pagine, potete mandare la vostra creazione anche come un file. Le estensioni accettate saranno Microsoft Word, .jpg, e PDF. Tenete presente che la dimensione delle pagine "digitali" può essere di qualunque tipo ma le vostre pagine saranno comunque stampate su carta fotografica di dimensione di 20, 5 cm X 27,9 cm circa e poi incollate su un foglio da scrapbook di 30.5 x 30.5 cm.

Dopo che le avrò ricevute tutte le pagine saranno inserite singolarmente in buste trasparenti per poter essere inserite nello scrapbook.

L'indirizzo a cui mandare le pagine è:


Joyce Peterson

4628 Glenwood Street

Duluth MN 55804

USA

Quando fate la spedizione delle vostre pagine assicuratevi di scrivere "NON PIEGARE" sulla busta. Un'altro accorgimento utile è quello di mettere la vostra pagina/e tra due fogli di cartoncino per farle rimanere il più piatte possibile!

Potete scrivermi all'indirizzo e-mail
2010scrapbook@gmail.com per qualunque chiarimento.

Termine ultimo di invio delle pagine: 5 Giugno per le pagine inviate da STATI NON AMERICANI (Es: Europa)

Termine ultimo di invio delle pagine: 19 Giugno per pagine inviate DALL'AMERICA (con posta prioritaria)


Sì, come vedete ci sono due deadline basate sul tempo che dovrebbero impiegare le pagine ad arrivare via posta. Se i fan NON Americani spediscono le pagine entro il 5 giugno dovremmo riuscire a compensare gli eventuali ritardi/problemi di spedizione.


$$ DONAZIONI: non sono obbligatorie, ma se qualcuno vuole mandare un dollaro o due per coprire le spese di spedizione, i costi dei raccoglitori trasparenti e della stampa, naturalmente sarà cosa gradita.


Presto posterò un altro messaggio per ispirare la vostra creatività. Ma se sentite già il bisogno di avere un filo conduttore, vi suggerisco il titolo orientativo "Sii felice, Johnny Weir - E' il tuo compleanno".

. Noi stiamo già realizzando le nostre pagine...Quindi al lavoro gineeee!!. Continua...Read more!

mercoledì 3 marzo 2010

Il disordine delle cose




§Matite colorate§
Grazie a una brillante illustratrice Valeria Belloro ho scoperto il "disordine delle cose".
Valeria chi? Belloro.
Inutile spiegare...meglio guardare:



Una che è riuscita a mescolare il tratto più pop con le atmosfere più "alte" e scure.


Una che passa senza soluzione di continuità dal design, all'illustrazione, ai libri per bambini, all'animazione 2D.

Ma torniamo al disordine delle cose. E non pensate subito alla vostra stanza o a quella della vostra coinquilina...
Il disordine delle cose è un ambizioso progetto discografico che coinvolge Paolo Benvegnù, alcuni membri dei Perturbazione (Diana, Cerasuolo, Giancursi e C. Lo Mele), Syria, Naif, Marcello Testa dei La Crus e tanti altri. Un disordine il loro che si ricompone straordinariamente bene. Del resto come dice sempre la mia guida spirituale (la famosa Clementina che dà il nome a questo blog) "il disordine parla, l'ordine è muto".
In questo caso il disordine canta. A meraviglia.

La cosa bella è che si tratta di un album indie che non rinuncia all'estetica pop, quella della copertina dell'album che ammicca dagli scaffali dei negozi di dischi...


O quella del meraviglioso video de l'Astronauta, illustrato appunto da Valeria Belloro...



C'è qualcosa di buono nell'aria di Novara, evidentemente.

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sabato 27 febbraio 2010

Johnny Weir è Oscar Wilde

$Pattini d'argento$
Durante la diretta del programma libero maschile due commentatori del Quebec, Goldberg and Mailhot, hanno preferito concentrarsi sulla mascolinità e le inclinazioni sessuali degli atleti piuttosto che sulla loro tecnica o sulle inclinazioni artistiche. Quando Johnny Weir è sceso sul ghiaccio i due speaker hanno insinuato che i giudici gli avessero dato un punteggio basso non perché avesse pattinato peggio degli altri, ma perché rappresentava un "cattivo esempio". Per paura che, guardandolo ottenere dei buoni risultati nello sport, tutti i ragazzini che avessero intrapreso la carriera di pattinatori sarebbero diventati come lui. Ridendo, i due del Quebec hanno chiesto che venisse effettuato un test per accertare il sesso del pattinatore, un test di gender che avrebbe provato una volta per tutte che Johnny Weir avrebbe dovuto pattinare tra le donne e non tra gli uomini.

Quando Johnny Weir ha indetto una conferenza stampa per rispondere alle dichiarazioni dei due commentatori canadesi, tutti si aspettavano un "j'accuse". O magari una richiesta di scuse pubbliche. O ancora una scenata degna di una diva che attacca e poi se ne va sbattendo la porta.

I giornalisti di tutto il mondo, già presenti a Vancouver per le Olimpiadi si sono precipitati alla conferenza stampa, pronti a scrivere il nuovo scoop sul pattinatore flamboyant (leggi: barocco, sgargiante, ma anche eccessivo) per eccellenza.



E sono rimasti delusi. Dapprima. Sorpresi. In un secondo momento. Ammirati. Una volta usciti dalla sala conferenze.

Perché Johnny Weir ha dato ai due commentatori del Quebec, a tutti quelli che si sentono rappresentati da chi ha bisogno di attaccare gli altri per affermarsi, e a tutti i giornalisti che lo hanno sempre accusato di essere eccessivo e incontrollato nelle reazioni, una lezione di classe ed educazione.

La stessa educazione che gli ha consentito di sopravvivere, se non indenne almeno fortificato, a tutti gli anni passati sotto i riflettori e sotto il torchio dei media. Non sempre per sua scelta.

La stessa educazione che ha richiamato ma che soprattutto ha mostrato nel discorso che ha fatto durante la conferenza stampa.


Non c'è stato un momento in cui il suo tono sia apparso rabbioso. Non una domanda di fronte alla quale abbia indietreggiato o a cui si sia sottratto. Non un attimo in cui nella sua voce si sia intravista la vergogna o la paura.

Ha iniziato ringraziando i suoi sostenitori, i suoi amici e la sua famiglia che lo hanno fatto sentire come se avesse comunque vinto qualcosa in queste Olimpiadi.
Ha scherzato sul fatto di essersi lasciato crescere un po' di barba in occasione della conferenza, per mostrare ai due commentatori del Quebec che è, in effetti, un uomo.
Ma il tono leggero si è subito fatto serio quando ha parlato dell'educazione ricevuta dai suoi genitori.

"Sfido chiunque a criticare il modo in cui i miei genitori mi hanno cresciuto, a mettere in questione i sentimenti e gli ideali attraverso cui hanno educato me e mio fratello che è completamente diverso da me eppure è venuto su nella stessa famiglia".

E la sicurezza con cui ha detto queste frasi ha senza dubbio reso i suoi genitori più orgogliosi di qualunque medaglia.

"Auguro a qualunque bambino di poter crescere come sono cresciuto io, in un ambiente che li faccia sentire liberi di essere se stessi e di esprimere se stessi completamente".

Quando gli è stato chiesto che tipo di azioni voleva fossero intraprese contro i due telecronisti, Johnny ha dichiarato di dare ancora grande valore alla libertà di parola e che in nessun caso la sua replica voleva essere un modo per danneggiare la carriera dei due commentatori né una richiesta di scuse ufficiali.

"Non voglio le loro scuse. Non ne ho bisogno. Ma è stato messo in questione perfino il mio sesso. Ho voluto che la cosa fosse gestita pubblicamente perché il commento di questi due signori è stato pubblico e perché non voglio che fra 50 anni un altro ragazzo o un'altra ragazza debbano affrontare di nuovo tutto questo, debbano vedere la realtà della loro vita messa in dubbio solo per strappare qualche risata o per alzare gli ascolti di un programma televisivo".

Allora cos'è che vuole dire Johnny Weir ai due commentatori con questa conferenza?

"Voglio che pensino. Voglio che pensino all'effetto che le loro parole hanno, non solo sulla persona di cui stanno parlando, ma su tutte le altre persone che sono come lui o lei. Voglio che pensino all'effetto che certe frasi possono avere su dei ragazzini che non hanno la fortuna di crescere con due genitori come i miei e su dei genitori che potrebbero cominciare a farsi delle domande sulla libertà che stanno lasciando ai loro figli. Voglio che prima di parlare, pensino".

A due uomini che lo hanno criticato non come atleta, non come personaggio pubblico, ma come persona, Johnny Weir non chiede delle scuse pubbliche, come avrebbero voluto le associazioni gay di mezzo mondo, non muove una denuncia, come lo hanno sollecitato a fare la federazione americana e anche quella canadese. No. A quei due uomini Johnny Weir chiede di pensare.

E non lo chiede solo a loro. Il suo tono pacato e la maturità con cui ha gestito questo momento di definizione chiedono a tutti di pensare. Anzi di ripensare alle supposizioni e alle facili etichette che diamo alle persone che ci confondono o che non capiamo o che ci irritano o che ci spaventano.

"L'immagine che ogni pattinatore proietta sul ghiaccio o in pubblico è superficiale. Tutti mi guardano e vedono solo il pattinatore eccessivo e barocco che pattina con costumi piumati e si mette in testa una corona di rose rosse. Ma questo è solo un riflesso di quello che sono. Solo che tutti guardano il riflesso e non si prendono quei due minuti in più per guardare l'immagine che ha prodotto quel riflesso. Tutti credono di conoscermi, perché sono un personaggio pubblico, ma solo poche persone, quelle che mi conoscono davvero sanno cosa c'è qui e qui"
E Johnny indica la mente e il cuore con due gesti leggeri, quasi timidi.

Per Johnny questa conferenza non è stata un modo per scaricare o rendere pubblica la propria rabbia nei confronti di accuse così basse e vigliacche, rabbia che c'è stata come lui stesso ha ammesso "perché non sono il tipo che si mette a piangere o si chiude nel suo angolo di fronte a un attacco del genere, anzi il mio primo istinto è stato di alzare la testa e reagire, solo che non volevo che tutto si trasformasse in una partita di ping pong".

No. Johnny ha fatto in modo che questo diventasse un momento di formazione, per tutti quelli che si sono presi quei due minuti in più per ascoltarlo e per guardare oltre le pellicce, le rose rosse, il trucco di scena.

Perché "la cosa più importante che puoi fare nella vita è trasformare una cosa orribile in qualcosa di bello".

E allora qualcosa ha fatto click. Non solo in me, che seguo Johnny ormai da un po' di tempo, ma anche in molti altri. Giornalisti compresi. In particolare Trey Graham, non a caso esperto d'arte più che di sport, che per primo ha fatto l'azzardato paragone del titolo di questo post.

Johnny Weir non è solo quell'ormai abusato aggettivo "flamboyant". Non è solo uno che chiede disperatamente attenzione, come tanti altri. Non è un drogato della moda o del fashion, nonostante la fashion week sia per lui come l'acqua 8e per fare questa conferenza vi ha rinunciato ndb). No.

Johnny Weir è molto più pericoloso perchè Johnny Weir è Oscar Wilde.

E prima di replicare a questo pensate.

Johnny Weir, come Oscar Wilde prima di lui, è un personaggio la cui sessualità e il cui modo irriverente di giocare con i caratteri del maschile e del femminile sono molto meno interessanti del suo senso estetico.

"La cosa più importante nella vita è fare qualcosa di bello".

Questa tensione verso il valore del "bello" è ciò che accomuna davvero Weir e Wilde (e l'assonanza dei due cognomi, così come il loro significato, forse non è un caso, se è vero che nel nome sta il nostro destino).
Per Oscar Wilde, così come per Johnny il "bello" nel senso più ampio del termine (che richiama il kalos kai agazos greco per cui bello è anche buono e viceversa) è un fine in sé.
Così come Wilde cercava questo ideale di "bellezza" nella sua produzione artistica (una bellezza che come nei romantici sfiorava spesso la soglia dell'orrore più cupo, o del "terrific" che è terrificante ma nel senso di straordinariamente bello), Weir lo ricerca nelle sue performance artistiche: "voglio trasportare le persone su un altro pianeta quando pattino, voglio che si ritrovino nel mondo dei sogni".
Una bellezza che è tale perché è fuori dalla realtà. Fuori dall'ordinario.

E proprio qui è il punto. Forse non verrà mai il tempo in cui persone con un senso estetico così fuori dall'ordinario, così fuori dai canoni tradizionali, non saranno additate e derise pubblicamente.

E forse il punto è un altro. Il punto è come queste persone così fuori dall'ordinario rispondono a queste provocazioni così ordinarie da essere triviali.

Perché alla fine l'unico peccato, se un peccato si vuole individuare, in tutta questa storia è la superficialità e come scriveva Oscar Wilde:

"Una rosa rossa non è egoista perché vuole essere una rosa rossa. Sarebbe terribilmente egoista se volesse che i fiori del giardino fossero tutti rossi e tutte rose. "



Potete vedere estratti della conferenza qui.




Ma giusto per non dimenticarci che Johnny è sempre Johnny ecco un piccolo estratto dalla sessione domande e risposte seguite alla conferenza stampa...voltate pagina!E tornate a sorridere con Johnny...perché nelle cose orribili bisogna sempre saper trovare qualcosa di bello...
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martedì 23 febbraio 2010

Le parole stanno a zero

§Pattini d'argento§
Il mondo del pattinaggio è uno strano mondo.
Un mondo in cui può accadere una rivoluzione e al tempo stesso vincere la tradizione nella stessa sera.
Ieri a tarda notte (o stamattina presto a seconda di come vediate le giornate) la danza è scesa sul ghiaccio di Vancouver.
I favoriti dopo l'ingiustificato oro ai Campionati Europei erano i russi DOMNINA Oksana /
SHABALIN Maxim. Favoriti perché avevano già altre medaglie pesanti al collo, favoriti perché la Russia dopo l'imprevedibile secondo posto di Plushenko non aveva (e non avrebbe più avuto) una medaglia d'oro nel pattinaggio di figura. Favoriti nonostante un infortunio che da tempo ormai ha dato un freno potente al loro talento e al loro modo di pattinare. Favoriti. Punto. Eppure oggi la danza su ghiaccio è ben altro. Oggi la danza sono i canadesi Tessa VIRTUE /Scott MOIR e gli americani Meryl DAVIS / Charlie WHITE.

Giovani, moderni, nati e cresciuti nel nuovo sistema di punteggio e quindi completamente a loro agio nelle complesse (e fumose) composizioni di componenti tecniche e artistiche. Capaci di associare una tecnica pulita e perfetta a una vena artistica e a uno stile purissimo.
Oggi la danza sono i programmi intensi e intimi di Federica FAIELLA / Massimo SCALI, due che sul ghiaccio non si limitano a pattinare in maniera fluida e pulita, ma sanno anche raccontare una storia. La loro storia. La nostra. Il loro programma libero pattinato sulle note de "Gli Emigranti" di Nino Rota è un omaggio agli emigranti italiani, alla loro lotta per emergere, alla forza con cui mantengono stretto il legame con la loro cultura di origine. Ma è anche stato un modo per condividere il loro vissuto, il loro stato d'animo. Anche Federica e Massimo sono emigrati, anche se non si possono definire propriamente degli "emigranti". Anche loro hanno sofferto la distanza, geografica e affettiva, dalla loro patria, dalla loro famiglia, dai loro amici. In America hanno trovato le condizioni di allenamento migliori che potessero avere, ma hanno sacrificato parte del loro spirito, parte del loro privato.
Il loro programma racconta questa complessa alternanza di gioia e dolore, la difficoltà di battersi ogni giorno per resistere, per conservare la propria identità pur dovendosi adattare a nuovi panorami, nuovi sapori, nuove voci.
Agli Europei grazie all'intensità della loro interpretazione non solo in questo programma, ma anche nell'original, dove hanno portato una musica folkloristica italiana sul ghiaccio,hanno battuto agli Europei proprio la coppia russa in due programmi su tre. Eppure sono rimasti secondi, perché le giurie hanno premiato in maniera così spropositata i russi nel primo programma (quello obbligatorio) che recuperare il gap nelle fasi successive della gara è stato impossibile.
Paradossalmente con il vecchio punteggio avrebbero vinto gli Europei.

L'inizio della gara olimpica sembrava aver confermato il tradizionale andamento delle cose.
I russi primi, senza che neppure un giudice battesse ciglio.
Dietro tutti i migliori. Federica e Massimo quinti.

L'original però sembra aprire una breccia nel muro di un giudizio che sembra già deciso prima che gli atleti scendano sul ghiaccio.
Canadesi e americani passano al comando. Anche perché la danza folkloristica proposta dairussi sembra una parodia delle danze aborigene e solleva l'unanime critica di pubblico e giurie.
Nonostante un grandissimo original Federica e Massimo rimangono relegati al loro posto. Messi in fila come bravi soldatini. Dal kiss and Cry sorridono, soddisfatti di se stessi, giustamente, anche se non premiati dal giudizio. Dopo la gara sottolineano con forza che non è ancora finita, che sono pronti a lottare per dimostrare che meritano il podio.

Il libero regala al mondo del pattinaggio un piccola rivoluzione. Canadesi e Americani regalano due performance stellari. l futuro è già qui. E il punteggio lo dimostra.
Tra queste due coppie stilisticamente opposte, ma ugualmente ineguagliabili scendono Federica e Massimo, dimostrando che anche loro hanno qualcosa da dire, se non da dimostrare, sul ghiaccio. Sembrava impossibile, ma riescono a ricreare la magia degli Europei. Il pubblico è silenziosamente incantato prima di scoppiare in un applauso liberatorio.
Federica e Massimo superano il loro personal best, significa che ottengono il miglior punteggio della stagione.
Ma non basta per tenerli davanti agli americani, troppo distacco nelle due fasi di gara precedenti.
Soprattutto non basta a tenerli davanti a quei russi che regalano la performance più appannata della serata. Eppure guadagnano un bronzo olimpico.

Ecco in questo bronzo c'è il simbolo di un cambiamento e al tempo stesso la traccia di una consuetudine che continua ad avvelenare la danza su ghiaccio e ne sporca la purezza.

Il cambiamento sta nell'oro di Virtue e Moir, nell'argento di Davis e White. La rivoluzione sta in due ventenni canadesi che conquistano il gradino più alto del podio con la sola forza del loro talento. La novità è che nella notte olimpica è stato premiato chi ha pattinato meglio e non chi doveva vincere per conservare degli equilibri politici.

La consuetudine sta proprio nel bronzo dei russi. Un bronzo che, sul ghiaccio, hanno dimostrato di meritare americani e italiani, ma che non poteva che essere dei russi. Perché da cinquant'anni a questa parte non c'è podio olimpico della danza che non veda dei russi su uno dei gradini.
Perché relegare i russi al quarto o quinto posto avrebbe voluto dire condannare anche i giudici che li avevano tenuti sul gradino più alto agli Europei.

Così questa è stata una notte rivoluzionaria. Nel suo commento Maurizio Margaglio ha mostrato un'evidente commozione, una gioia incontenibile nel vedere riconosciuta l'evidenza del talento. Finalmente. Lui che, insieme a Barbara Fusar Poli, ha sempre lottato strenuamente per infrangere il muro della consuetudine, l'abitudine a giudicare la bandiera prima dell'atleta.
Ha ragione Maurizio a gioire.
Qualcosa è cambiato. Molto ancora deve cambiare, perché il quinto posto di Federica e Massimo proprio non si può vedere. Come non si può vedere il 15 posto nel libero di Anna CAPPELLINI / Luca LANOTTE (12 posto finale). Perché come Federica e Massimo, anche Anna e Luca hanno regalato nel loro libero tanta energia e bellezza da lasciare incantato lo stadio olimpico e strappare applausi a scena aperta dal pubblico canadese. Questo non li ha protetti da un giudizio ingiustificabile. La loro bandiera non li ha protetti.
Quindi qualcosa è cambiato. Una porta si è aperta. Ora bisogna avere il coraggio di oltrepassare la soglia.

E se volete vedere quello di cui sto parlando. Fate un salto nell'altra pagina...magari un triplo axel. Ecco i video.




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