sabato 27 febbraio 2010

Johnny Weir è Oscar Wilde

$Pattini d'argento$
Durante la diretta del programma libero maschile due commentatori del Quebec, Goldberg and Mailhot, hanno preferito concentrarsi sulla mascolinità e le inclinazioni sessuali degli atleti piuttosto che sulla loro tecnica o sulle inclinazioni artistiche. Quando Johnny Weir è sceso sul ghiaccio i due speaker hanno insinuato che i giudici gli avessero dato un punteggio basso non perché avesse pattinato peggio degli altri, ma perché rappresentava un "cattivo esempio". Per paura che, guardandolo ottenere dei buoni risultati nello sport, tutti i ragazzini che avessero intrapreso la carriera di pattinatori sarebbero diventati come lui. Ridendo, i due del Quebec hanno chiesto che venisse effettuato un test per accertare il sesso del pattinatore, un test di gender che avrebbe provato una volta per tutte che Johnny Weir avrebbe dovuto pattinare tra le donne e non tra gli uomini.

Quando Johnny Weir ha indetto una conferenza stampa per rispondere alle dichiarazioni dei due commentatori canadesi, tutti si aspettavano un "j'accuse". O magari una richiesta di scuse pubbliche. O ancora una scenata degna di una diva che attacca e poi se ne va sbattendo la porta.

I giornalisti di tutto il mondo, già presenti a Vancouver per le Olimpiadi si sono precipitati alla conferenza stampa, pronti a scrivere il nuovo scoop sul pattinatore flamboyant (leggi: barocco, sgargiante, ma anche eccessivo) per eccellenza.



E sono rimasti delusi. Dapprima. Sorpresi. In un secondo momento. Ammirati. Una volta usciti dalla sala conferenze.

Perché Johnny Weir ha dato ai due commentatori del Quebec, a tutti quelli che si sentono rappresentati da chi ha bisogno di attaccare gli altri per affermarsi, e a tutti i giornalisti che lo hanno sempre accusato di essere eccessivo e incontrollato nelle reazioni, una lezione di classe ed educazione.

La stessa educazione che gli ha consentito di sopravvivere, se non indenne almeno fortificato, a tutti gli anni passati sotto i riflettori e sotto il torchio dei media. Non sempre per sua scelta.

La stessa educazione che ha richiamato ma che soprattutto ha mostrato nel discorso che ha fatto durante la conferenza stampa.


Non c'è stato un momento in cui il suo tono sia apparso rabbioso. Non una domanda di fronte alla quale abbia indietreggiato o a cui si sia sottratto. Non un attimo in cui nella sua voce si sia intravista la vergogna o la paura.

Ha iniziato ringraziando i suoi sostenitori, i suoi amici e la sua famiglia che lo hanno fatto sentire come se avesse comunque vinto qualcosa in queste Olimpiadi.
Ha scherzato sul fatto di essersi lasciato crescere un po' di barba in occasione della conferenza, per mostrare ai due commentatori del Quebec che è, in effetti, un uomo.
Ma il tono leggero si è subito fatto serio quando ha parlato dell'educazione ricevuta dai suoi genitori.

"Sfido chiunque a criticare il modo in cui i miei genitori mi hanno cresciuto, a mettere in questione i sentimenti e gli ideali attraverso cui hanno educato me e mio fratello che è completamente diverso da me eppure è venuto su nella stessa famiglia".

E la sicurezza con cui ha detto queste frasi ha senza dubbio reso i suoi genitori più orgogliosi di qualunque medaglia.

"Auguro a qualunque bambino di poter crescere come sono cresciuto io, in un ambiente che li faccia sentire liberi di essere se stessi e di esprimere se stessi completamente".

Quando gli è stato chiesto che tipo di azioni voleva fossero intraprese contro i due telecronisti, Johnny ha dichiarato di dare ancora grande valore alla libertà di parola e che in nessun caso la sua replica voleva essere un modo per danneggiare la carriera dei due commentatori né una richiesta di scuse ufficiali.

"Non voglio le loro scuse. Non ne ho bisogno. Ma è stato messo in questione perfino il mio sesso. Ho voluto che la cosa fosse gestita pubblicamente perché il commento di questi due signori è stato pubblico e perché non voglio che fra 50 anni un altro ragazzo o un'altra ragazza debbano affrontare di nuovo tutto questo, debbano vedere la realtà della loro vita messa in dubbio solo per strappare qualche risata o per alzare gli ascolti di un programma televisivo".

Allora cos'è che vuole dire Johnny Weir ai due commentatori con questa conferenza?

"Voglio che pensino. Voglio che pensino all'effetto che le loro parole hanno, non solo sulla persona di cui stanno parlando, ma su tutte le altre persone che sono come lui o lei. Voglio che pensino all'effetto che certe frasi possono avere su dei ragazzini che non hanno la fortuna di crescere con due genitori come i miei e su dei genitori che potrebbero cominciare a farsi delle domande sulla libertà che stanno lasciando ai loro figli. Voglio che prima di parlare, pensino".

A due uomini che lo hanno criticato non come atleta, non come personaggio pubblico, ma come persona, Johnny Weir non chiede delle scuse pubbliche, come avrebbero voluto le associazioni gay di mezzo mondo, non muove una denuncia, come lo hanno sollecitato a fare la federazione americana e anche quella canadese. No. A quei due uomini Johnny Weir chiede di pensare.

E non lo chiede solo a loro. Il suo tono pacato e la maturità con cui ha gestito questo momento di definizione chiedono a tutti di pensare. Anzi di ripensare alle supposizioni e alle facili etichette che diamo alle persone che ci confondono o che non capiamo o che ci irritano o che ci spaventano.

"L'immagine che ogni pattinatore proietta sul ghiaccio o in pubblico è superficiale. Tutti mi guardano e vedono solo il pattinatore eccessivo e barocco che pattina con costumi piumati e si mette in testa una corona di rose rosse. Ma questo è solo un riflesso di quello che sono. Solo che tutti guardano il riflesso e non si prendono quei due minuti in più per guardare l'immagine che ha prodotto quel riflesso. Tutti credono di conoscermi, perché sono un personaggio pubblico, ma solo poche persone, quelle che mi conoscono davvero sanno cosa c'è qui e qui"
E Johnny indica la mente e il cuore con due gesti leggeri, quasi timidi.

Per Johnny questa conferenza non è stata un modo per scaricare o rendere pubblica la propria rabbia nei confronti di accuse così basse e vigliacche, rabbia che c'è stata come lui stesso ha ammesso "perché non sono il tipo che si mette a piangere o si chiude nel suo angolo di fronte a un attacco del genere, anzi il mio primo istinto è stato di alzare la testa e reagire, solo che non volevo che tutto si trasformasse in una partita di ping pong".

No. Johnny ha fatto in modo che questo diventasse un momento di formazione, per tutti quelli che si sono presi quei due minuti in più per ascoltarlo e per guardare oltre le pellicce, le rose rosse, il trucco di scena.

Perché "la cosa più importante che puoi fare nella vita è trasformare una cosa orribile in qualcosa di bello".

E allora qualcosa ha fatto click. Non solo in me, che seguo Johnny ormai da un po' di tempo, ma anche in molti altri. Giornalisti compresi. In particolare Trey Graham, non a caso esperto d'arte più che di sport, che per primo ha fatto l'azzardato paragone del titolo di questo post.

Johnny Weir non è solo quell'ormai abusato aggettivo "flamboyant". Non è solo uno che chiede disperatamente attenzione, come tanti altri. Non è un drogato della moda o del fashion, nonostante la fashion week sia per lui come l'acqua 8e per fare questa conferenza vi ha rinunciato ndb). No.

Johnny Weir è molto più pericoloso perchè Johnny Weir è Oscar Wilde.

E prima di replicare a questo pensate.

Johnny Weir, come Oscar Wilde prima di lui, è un personaggio la cui sessualità e il cui modo irriverente di giocare con i caratteri del maschile e del femminile sono molto meno interessanti del suo senso estetico.

"La cosa più importante nella vita è fare qualcosa di bello".

Questa tensione verso il valore del "bello" è ciò che accomuna davvero Weir e Wilde (e l'assonanza dei due cognomi, così come il loro significato, forse non è un caso, se è vero che nel nome sta il nostro destino).
Per Oscar Wilde, così come per Johnny il "bello" nel senso più ampio del termine (che richiama il kalos kai agazos greco per cui bello è anche buono e viceversa) è un fine in sé.
Così come Wilde cercava questo ideale di "bellezza" nella sua produzione artistica (una bellezza che come nei romantici sfiorava spesso la soglia dell'orrore più cupo, o del "terrific" che è terrificante ma nel senso di straordinariamente bello), Weir lo ricerca nelle sue performance artistiche: "voglio trasportare le persone su un altro pianeta quando pattino, voglio che si ritrovino nel mondo dei sogni".
Una bellezza che è tale perché è fuori dalla realtà. Fuori dall'ordinario.

E proprio qui è il punto. Forse non verrà mai il tempo in cui persone con un senso estetico così fuori dall'ordinario, così fuori dai canoni tradizionali, non saranno additate e derise pubblicamente.

E forse il punto è un altro. Il punto è come queste persone così fuori dall'ordinario rispondono a queste provocazioni così ordinarie da essere triviali.

Perché alla fine l'unico peccato, se un peccato si vuole individuare, in tutta questa storia è la superficialità e come scriveva Oscar Wilde:

"Una rosa rossa non è egoista perché vuole essere una rosa rossa. Sarebbe terribilmente egoista se volesse che i fiori del giardino fossero tutti rossi e tutte rose. "



Potete vedere estratti della conferenza qui.




Ma giusto per non dimenticarci che Johnny è sempre Johnny ecco un piccolo estratto dalla sessione domande e risposte seguite alla conferenza stampa...voltate pagina!E tornate a sorridere con Johnny...perché nelle cose orribili bisogna sempre saper trovare qualcosa di bello...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo questo articolo su Johnny! Hai usato parole perfette per descrivere tutta la spinosa situazione e l'atmosfera pesante che ruotavano attorno a Johnny a Vancouver. Lo hanno trattato in modo vergognoso e lui ha dimostrato di essere una persona moralmente integra e intelligente, educata e positiva nonostante le orribili accuse che ha dovuto digerire. Io lo seguo da anni e lo ammiro per la sua forza interiore, oltre che per la bravura sul ghiaccio. È straordinario e sorprendente, sarebbe felice di leggere ciò che hai scritto di lui. Complimenti per la tua sensibilità, hai capito chi è Johnny e quanto vale. C'è molto di più di costumi piumati, trucco e stravaganza, Johnny è un ragazzo meraviglioso. Spero che un giorno tutti lo trattino con il rispetto che merita. Perchè se lo merita eccome! :)

Anonimo ha detto...

P.S. Se vuoi contattarmi mi trovi su Twitter, cerca @PaolaInItaly, ho la mia pagina e sono collegata al twitter account di Johnny! Ti aspetto con piacere se hai Twitter, ciao! :)

咲 §^__^§ ha detto...

Grazie del commento! Mi ha fatto piacere che sia passata la mia "idea" di Johnny....in effetti non ho twitter...e dopo gli ultimi sviluppi forse è meglio così!