Mahmoud Vahidnia è un matematico.
No Mahmoud Vahidnia è un genio matematico.
Ed è iraniano.
Il fatto di essere un genio matematico e di essere iraniano non dovrebbe essere un problema.
Tanto più che l'ayatollah Khamenei, il capo supremo iraniano, ogni anno tiene un incontro con i migliori studenti e professori dell'Iran.
Un incontro a cui quest'anno ha partecipato anche Mahmoud Vahidnia, avendo appena vinto le Olimpiadi della matematica.
Come genio matematico Mahmoud Vahidnia poteva ritenersi soddisfatto.
Il punto è che Mahmoud Vahidnia non è solo un genio matematico, è anche un iraniano.
E come iraniano, il giorno in cui ha incontrato insieme agli altri intellettuali del Paese l'ayatollah Khamenei, non poteva ritenersi soddisfatto.
Anzi aveva più di una cosa da dire. Esattamente venti minuti di cose da dire all'ayatollah Khamenei sul modo in cui sta governando l'Iran.
Soprattutto dopo che Khamenei nel discorso di apertura all'incontro del 28 ottobre all'università di Teheran aveva commentato con durezza i disordini scoppiati dopo le elezioni del 12 giugno, sentenziando che "contestare il voto del 12 giugno è il crimine più grande che possa esserci".
Salendo sul palco alla sinistra di Khamenei lo studente iraniano si aggiusta il microfono e inizia il suo discorso. "Voglio dirle qualcosa", esordisce rivolgendosi direttamente alla Guida, "perché nessuno può permettersi di criticarla in questo paese? Non è ignoranza questa? Lei ritiene di non fare errori? L'hanno trasformata in una sorta di idolo irraggiungibile che nessuno può sfidare".
Da questo momento in poi la televisione iraniana che stava riprendendo l'incontro in diretta interrompe le trasmissioni. Ma nell'era di internet e dei videofonini questo non basta per mettere a tacere Mahmoud Vahidnia. Dopo che ha finito di parlare, lo spezzone di video ufficiale associato alle parti non ufficiali escono dall'Iran e arrivano in tutto il mondo attraverso canali come youtube.
"Il re è nudo!". Come il ragazzino della favola "i vestiti nuovi dell'imperatore", anche Mahmoud Vahidnia ha avuto il coraggio di dire quello che tutti sapevano e pensavano. Ha parlato di libertà di stampa, di concentrazione nella proprietà dei media, di diritto di critica e di necessità di rendere conto dei propri errori in qualità di capo di un governo. Non so. Vi suonano familiari questi discorsi?
All'uscita dell'università Vahidnia è stato "prelevato" dagli agenti di sicurezza iraniani. Non si hanno più sue notizie.
Rimangono però le sue parole.
Se volete leggere la traduzione in inglese del discorso di Vahidnia fate un salto.
Ed ecco alcune delle parole di Vahidnia:
'The radio and television networks operate under you and you name the head of the broadcaster. Either the broadcaster is acting this way according to your orders or you are not overseeing it, the current power structure, including the Guardian Council and the Assembly of Experts, is detrimental to religious democracy. When you, who are a father figure, treat your opponents in a certain manner, lower-level officials display the kind of behavior that everyone knows about and everyone knows about what occurred in the prisons.'.
Do our radio and television networks present a true picture of the world and our country, or a false and caricature-like picture?' Vahidnia asked. 'Does state radio-television allow different opinions to defend themselves? Opinions which are criticized and even attacked in this same media outlet? Does state radio-television quote individuals and describe events in an honest and fair manner? I have been reading newspapers and magazines in a serious manner for four or five years. In all this time, I cannot remember reading one article which has criticized the Leadership. Critiques of the Leader can be voiced generally or expressed in particular in the Assembly of Experts,I feel that if this does not happen, it will lead to discord and spite. For example, a simple critical observation, because it does not find the proper place to express itself, can become malicious and unfair.If we had more convincing methods and did not employ violence except when necessary, would our regime not endure better? Would our people not be more united? Because I believe that true unity, more than something which is obtained through advice, is the result of the behavior of the people towards the government and the behavior of the government towards the people.
E per un racconto dettagliato dell'evento ecco un link utile.
http://homylafayette.blogspot.com/2009/10/student-criticizes-khamenei-at-official.html
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sabato 31 ottobre 2009
Perché la matematica NON è un'opinione
lunedì 25 maggio 2009
L'autunno è glee
§Teledipendenze§
La Fox (il canale americano non quello che vedete su Sky) dopo aver messo in crisi gli ascolti dei grandi network ha messo a segno un altro colpo non da poco.
In un periodo dell'anno per così dire "morto" da un punto di vista televisivo (tutte le grandi serie hanno già chiuso le loro stagioni) e facendo leva sul traino dell'ultima puntata di American Idol ha mandato in onda il pilot del suo show autunnale di punta, GLEE, con ben quattro mesi di anticipo rispetto alla sua effettiva trasmissione.
Mossa azzardata? Colpo di testa provocato dal caldo? Ha senso mandare la prima puntata di una serie che gli spettatori seguiranno solo a ottobre?
A giudicare dai primi riscontri Fox, e soprattutto l'autore più controverso degli ultimi anni, Ryan Murphy (quello di Nip/Tuck per intenderci), sembrano aver fatto centro.
Sul web è già scoppiata la Glee-mania. E se volete essere contagiati date un 'occhaita a questo...
La cosa più interessante però sono le parti musicali, assolutamente geniali.
Il numero finale è ai primi posti nelle ricerche su youtube e la canzone Don't stop believing è al primo posto dei download su itunes.
E se volete saperne di più...voltate pagina!La storia di Will Schuester, giovane professore di spagnolo che sogna di riportare il club musicale della scuola al successo dei vecchi tempi potrebbe sembrare un po' scontata. Un incrocio tra High School Musical e Fame...ma nondimentichiamo che dietro la macchina da presa c'è la mente malata (e lo dico con profonda ammirazione) di Ryan Murphy.
Ed ecco allora che l'immagine patinata della piccola scuola dell'Ohio con il suo club di vincenti Cheer leader (la scena inizial non può non ricordare il glam di "Ragazze nel pallone") rivela fin dall'inizio le prime crepe. Più che a Beverly Hills 90210 sembra di stare a Popular...i personaggi inizialmente dipinti come macchiette (il bel quarter back che tormenta il ragazzino gay, la professoressa svampita con la mania dell'igiene, la ragazza che pensa già di essere una star e per questo appone accanto alla sua firma delle stelline dorate, il ragazzo disabile che si rifugia nel club musicale perché è l'unico che lo ha accetato, la cheer leader bellissima che ha fatto voto di castità...) rivelano scena dopo scena lati nascosti e insospettabili.
Nel cast volti più o meno noti e qualche attore feticcio di Murphy...divertitevi a riconoscerli! bax Saki
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sabato 23 maggio 2009
Pop star on ice
§Pattini d'argento§
Come capite dal titolo della rubrica non sto parlando del nuovo concerto di Marco Carta al Palaghiaccio di Lugano (ebbene si Carta canta anche in Svizzera...), ma di qualcosa di molto MOLTO più rilevante!
"Cartine" vi prego non uccidetemi. Signor Marco Carta, baciamo le mani. Onore e rispetto...
Ma la vera Pop Star On Ice per il mondo non è lei..
Lo so, lo so. E' passato un mucchio di tempo...ma quale momento migliore per fare la mia ricomparsa...se non questo?! Come perché???
E' online il trailer ufficiale del documentario dell'anno!
Parteciperà ai principali Festival indipendenti, musica del pluripremiato GIOVANNI SPINELLI. Regia di DAVID BARBA & JAMES PELLERITO....no non è uno scherzo è...
POP STAR ON ICE
.
Beh questo è il teaser trailer. Il più divertente...e parliamone...il rap è geniale. Se invece volete il trailer ufficiale (boooooring) fate un salto! Eccolo qui..
comunque continuo a preferire il teaser bax Saki
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giovedì 5 febbraio 2009
Johnny...be good
$Pattini d'argento$
La grande gioia per i risultati europei non riesce del tutto a cancellare una delusione inaspettata...
Avevo quasi deciso di non parlarne, come se in qualche modo il fatto di non dare voce a questa notizia la rendesse per così dire meno vera.
Ma ho avuto più di una richiesta in proposito e quindi...ecco la realtà dei fatti così com'è, nuda e cruda.
Johnny Weir non sarà nella squadra americana ai prossimi mondiali.
E se volete i miei commenti....
Il tremendo risultato dei campionati americani (7 posto dopo il corto e 5 posto nella classifica finale) ha dato alla federaziuone americana (che come ben sappiamo lo adora) l'appiglio che aspettava per negargli la partecipazione ai mondiali.
Poco importa che quei tre posti che l'America si è aggiudicata nella categoria maschile fossero il frutto del grande risultato che Johnny ha conquistato a Goteborg lo scorso anno.
Poco importa che grandi campioni come Scott Hamilton (non certo uno dei più grandi estimatori di Johnny) abbiano dichiarato in diretta "Uno di quei tre posti è di Johnny, qualunque sia il risultato di questi campionati nazionali. E' sempre stato così. Se conquisti dei posti in più per la tua nazione uno di quei posti è tuo".
Poco importa che nonostante tutti gli consigliassero di ritirarsi dalla gara (Johnny è arrivato ai campionati fuori forma a causa di un infortunio dovuto a problemi con i pattini e a un virus preso in Korea che lo ha fatto dimagrire di quasi 7 chili pregiudicando la sua massa muscolare) lui abbia deciso, da atleta qual è, di pattinare comunque, perché non voleva deludere il pubblico venuto ad applaudirlo. Considerate che se si fosse ritirato sarebbe stato molto più difficile per la federazione americana giustificare una sua esclusione dalla squadra diretta ai mondiali.
Ma tant'è. Johnny Weir quest'anno non sarà ai mondiali.
"Non sono ottimista su una mia eventuale convocazione. Spero solo che al di la di questo risultato la federazione tenga in considerazione le buone prove che ho fatto questa stagione (sempre in medaglia nelle tappe e nella finale GP ndr) e le conquiste dello scorso anno". Commentava Johnny intervistato subito dopo il programma libero.
Aveva ragione a non essere ottimista.
Nel suo diario online Johnny parla dei campionati e del suo futuro, ma inizia ringraziando i suoi fan che lo hanno supportato nonostante tutto e scusandosi di non aver potuto offrire uno spettacolo degno di questo nome a Cleveland.
"Sapevo benissimo di non essere in condizione di gareggiare, ma non volevo ritirarmi. Ritirarmi sarebbe stata la cosa più semplice, la via d'uscita più facile. E poi non volevo rinunciare alla gara, volevo competere, anche se non stavo bene".
Molte delle critiche rivolte a Johnny si sono appuntate sulla sua decisione di partecipare a uno show in Korea con Yu-Na Kim durante le feste natalizie.
"E' stato un onore e un piacere essere invitato a quello show. Se non mi fossi ammalato sarei arrivato al 100% ai campionati americani, lo show in Korea non c'entra nulla con la mia preparazione per i nazionali. Non posso controllare quando mi ammalo, nessuno può. Questa è la vita e bisogna accettarlo".
Si rivolge anche direttamente ai suoi connazionali.
"Congratulazioni a tutti. Spero che gli atleti americani ottengano il miglior risultato possibile ai prossimi Mondiali. Spero anche che possano guadagnare per l'America 3 posti alle prossime Olimpiadi, come io l'anno scorso ho assicuratzo all'America 3 posti per questi Mondiali".
Come dire, perdono ma non dimentico....
Johnny è sempre Johnny.
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domenica 1 febbraio 2009
Magic Moments - part 2
§Pattini d'argento§
Ed ecco come promesso altri momenti magici nelle notti di helsinki!
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venerdì 30 gennaio 2009
Magic Moments
§Pattini d'argento§
E ora per dare un'immagine alle emozioni che vi ho raccontato nel post precedenti...
Ecco le prime foto da Helsinki!
E se volete vedere anche le altre...voltate pagina!!!
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giovedì 29 gennaio 2009
Ghiaccio d'argento
§Pattini d'Argento§
Mai titolo più appropriato perché i pattini italiani che hanno solcato ne disegnato il ghiaccio di Helsinki, quest'anno, sono davvero d'argento.
Argento.
Argento come la luna che brilla nel cielo notturno di Helsinki quando Samuel Contesti conquista una medaglia che l'Italia aspettava dal 1954.
Argento come la luna che Federica e Massimo inseguono durante il loro programma libero per poi stringerla in un abbraccio pieno di gioia e lacrime sul podio europeo.
Argento come la luce che si sprigiona dai ricami del costume di Carolina, capace di riscattarsi dopo il disastro del corto.
"Siamo diventati la Russia del pattinaggio" ha commentato Manu, presenza storica tra le fila degli appassionati italiani del ghiaccio.
Certo quella di Helsinki è stata "una vittoria di squadra che fa ben sperare per il futuro" per usare le parole di Ottavio Cinquanta.
Per quanto mi riguarda non tornavo a Helsinki dal 1999, quando il 5 posto di Barbara e Maurizio la buona performance di Silvia Fontana e la qualificazione di Angelo Dolfini per il programma libero sembravano qualcosa di grande. Grandissimo. Promesse per un futuro roseo, anzi azzurro.
Su questo riflettevamo con Maurizio (Margaglio) a fine gara. Su quanto sono cambiate le cose per il ghiaccio italiano in 10 anni. Nel '99 anche una sola medaglia d'argento a un campionato europeo sembrava fantascienza. "Ma questa non è fantascienza, è realtà" commenta Mauri che insieme a Barbara ha ridato all'Italia sogni d'oro quando la dana era ancora la disciplina cenerentola dei campionati.
L'unico rammarico è che se il nuovo punteggio ha migliorato e reso più appassionanti le gare dell'artistico lo stesso non si può dire per la danza dove sembra si deba trovare ancora un equilibrio tra le richieste tecniche e la componente artistica. "Se vedo un altro sollevamento in posizione billman..." commenta Mauri durante la finale della danza, proprio prima dell'ultimo gruppo. E anche se non finisce la frase sappiamo tutti cosa intende. La danza sembra aver perso quella vena artistica e originale che la contraddistingueva da tutte le altre discipline del ghiaccio. L'ISU sta riflettendo sul problema, intanto ha aggiunto la possibilità di un sollevamento opzionale che si può inserire nel programma. Non conta ai fini del punteggio, ma è un piccolo passo verso una ricerca che sia soprattutto artistica e non solo tecnica.
E allora parto proprio dalla danza per ripercorrere le emozioni di questa settimana finlandese passata tra la neve ma soprattutto sul ghiaccio.
Come sempre voltate pagina....
Federica e Massimo arrivano convinti di poter fare grandi cose. Con il ritiro dei francesi testa di serie il podio non sembra più un sogno impossibile. "Voglio solo divertirmi" commenta Massimo poco prima di scendere in pista per l'original e poco dopo l'inaspettato ma meritatissimo secondo posto negli obbligatori. Ma l'aria che si respira tra le fila dell'entourage italiano è ben altra. La sete di medaglie si fa sentire prepotente. Tutti si aspettano che Fede e Massi gli versino un bel bicchiere di acqua fresca. E invece quello che ci regalano è un sorso di buon vino italiano. Il loro original emoziona e conquista il riservato pubblico di Helsinki. Quando sventoliamo bandiera e facciamo risuonare grida e applausi prima che i ragazzi scendano in pista una signora finlandese ci guarda con circospezione e ci rivolge un sorriso forzato come dire "non siamo mica allo stadio" (non a quello di calcio signora, ma il tifo si può fare anche qui). Alla fine dell'original è in piedi con noi ad applaudire la coppia italiana. "So charming!" commenta.
Charming come questi giovani fred e ginger che hanno sfidato tutto e tutti pur di rimanere fedeli allo spirito originale del film Inseguendo la flotta, ignorando i commenti negativi sui costumi, le pettinature e dimostrando che quando sei davvero bravo le paillettes e il tulle si possono anche lasciare a casa.
Poco dopo Anna Cappellini e Luca La Notte. Lui scende in pista con una contrattura al collo per cui ha dovuto abbandonare in anticipo l'allenamento. Ma come ogni per ogni grande atleta che si rispetti, una volta che la lama tocca il ghiaccio tutto il resto perde importanza. Il male si dimentica fino a che quei 2 minuti e rotti non sono passati. E mi viene in mente Barbara Fusar Poli capace di vincere insieme a Maurizio un oro mondiale pur con il collo completamente bloccato.
L'esercizio non è brillante come al solito ma Anna e Luca pattinano in modo pulito, non lasciano punti sul ghiaccio e si riscatteranno comunque nel libero agguantando un quinto posto che mi fa ricordare con nostalgia Helsinki '99, quando un'altra coppia italiana era arrivata quinta tra i festeggiamenti generali. Che questo sia di buon auspicio anche per loro.
E qui cominciano i segnali che qualcosa di grande sta per succedere. La mattina del libero mentre giro Helsinki con alcuni amici mi imbatto in un carillon che suona la musica di Moonlight Sonata, quella su cui Fede e Massi pattineranno il corto. Decidiamo che "se tutto va bene dopo il libero glielo regaliamo". E mentre usciamo dal negozio le note ci rimangono nelle orecchie, come uno strano presagio.
Il toponiglio intanto è tornato nelle nostre mani dopo qualche vicissitudine. L'avevo dato a Massimo durante il libero coppie, come da tradizione devono tenerlo lui e fede fino al libero, ma riaverlo non è stato così semplice, tra orari che si accavallavano e incontri mancati. A poche ore della gara però la mascotte torna nelle mie mani, pronta ad essere lanciata sul ghiaccio come d'abitudine.
Prima di andare a prendere la navetta per la pista decido di cambiarmi, avevo messo una maglia azzurra, ma poi decido, di vestirmi di viola, nonostante sia figlia di attori teatrali e si sa che per noi gente di teatro il viola è out. Ma Paola Mezzadri, storica allenatrice di Fede e Massi si veste sempre di viola alle gare e non so perché questa volta decido di farlo anch'io. Cambio anche scarpe mettendo quelle ufficali delle Olimpiadi. Stranamente mi danno fastidio, ma non ho tempo di pensarci, sono già in ritardo. Una volta in pista mi accorgo che c'è qualcosa incastrato tra lo scarponcino e la caviglia, forse una moneta. Ma come diamine c'è finita? Sto per toglierla ma ci ripenso. Lo farò a fine gara per scoprire che si trattava di un Franco d'argento. Una piccola monetina che Federica ha voluto alla fine della gara. Una monetina simile a quella che Paola Mezzadri aveva trovato in occasione di un'altra gara importante e che ora tiene sempre con sé.
Durante la gara mentre stiamo organizzando il lancio del toponiglio la macchina fotografica di Silvia, la nostra super reporter, si rompe. Consolandola (sta già pensando che ai gironali per cui lavora mancheranno le foto delle finali danza e donne) le dico "Sissi una sfortuna così grande non può che portare una grande fortuna".
Ci spostiamo in tribuna atleti per stringerci accanto alla mamma di Massi e agli altri amici che sono venuti a tifare Italia. E meno male perché la tranquillità di una mamma è quello che ci voleva per salvarci da un attacco isterico quando durante il primo sollevamento del libero il pattino di Massi prende una scanalatura del ghiaccio e trema visibilmente. "Cosa sta succedendo" chiede Fede impegnata a mantenere l'equilibrio, il sorriso forzatamente stampato sul volto, in uno di quei momenti dove la va o la spacca. "Tutto sotto controllo" risponde Massi stringendo i denti. Quella medaglia la vogliono troppo per perderla così. Forza. Forza. Tenete duro. I pensieri si susseguono nella testa mentre il programma si dipana sul ghiaccio, raccontado la storia di pierrot innamorato di una luna splendida e irraggiungibile. Ma non è irragiungibile la splendida medaglia d'argento che Fede e Massi agguantano con la forza della determinazione. E quando Federica si scioglie in lacrime sul podio, la mamma di Massi si lascia finalmente andare. "Ci voleva. Ci voleva. Dopo tutti questi anni". Ci voleva, sì. Perché quando sei al limitare del podio per tanto tempo o ti abbatti o stringi i denti e fai un grande salto per riuscire a salirci su quel gradino. E Fede e Massi il salto l'hanno fatto cambiando completamente la loro vita. Rinunciando agli affetti, all'Italia, a tuto quello che conoscevano per lanciarsi nel buio. Paese nuovo, nuovi allenatori, nuove abitudini. ma si sa che quando si esce da un tunnell la luce splende ancora di più. Proprio come quella medaglia sul petto che va stretta forte e guardata per riuscire a credere che sì, ce l'hai fatta, quel posto che sognavi e che sembrava così vicino eppure così lontano è tuo, finalmente. E dopo il giro d'onore Fede e Massi vengono ad abbracciarci a bordo pista e dopo aver stretto per un tempo infinito la sua super mamma Massi ti dice con un sorriso da bambino "non è che mi presti la bandiera per le foto?" (naturalmente, sì perché è la storica bandiera di Silvia, quella che era con noi ad Helsinki '99 e che ha visto tante altre medaglie e che è stata sulle spalle di altri campioni, Massi lo sa e la stringe forte prima di avvolgersela addosso come un mantello magico). Fede invece non riesce a parlare, non riesce a muoversi. Sta li di fronte a noi, a pochi passi e ci guarda con quegli occhi enormi ancora più spalancati, ancora più azzurri sotto il mascara sparso dalle lacrime. E sorride di un sorriso che è purissimo e vero, come l'argento della medaglia che ogni tanto guarda, come per assicurarsi di averla al collo. "SWì, Fede. ' tua, è vera e non te la toglie nessuno. Ce l'hai fatta" le dico con un sorriso che nasconde la commozione. E poi via verso i festeggiamenti. Via a comprare quel benedetto carillon che il giorno dopo gli regaliamo. Quello che devono ascoltare almeno cinque minuti, tra le risate generali, per essere sicuri che sì, suona proprio la musica del loro libero! E' una gioia diffusa quella per questa medaglia. Una gioia condivisa. Da Anna e Luca che ricevono con grazia i complimenti per il loro buon risultato finale con anna che mima il gesto di arrampicarsi con fatica su una parete scoscesa, come a dire che questo risultato l'hanno strappato con le unghie e con i denti, contro ogni previsione. Da Isabella Pajardi e Stefano Caruso, alla loro prima importante gara senior internazionale, con Stefano che abbraccia e festeggia Federica "che grande medaglia, mi ricordo ancora quando ci allenavamo nella stessa pista a Roma e io ti vedevo come un mito e adesso sto qui in squadra con voi e c'è sto argento. E allora mi dico che niente è impossibile e che magari anch'io..." e non finisce la frase ma ci mette alla fine quel suo sorriso disarmante e sicuro. Quello delle persone che sanno di poter fare cose grandi. Da Paola che ancora una volta ha dimostrato con i fatti il suo valore come allenatrice. Da Marika e Federico che hanno avuto il coraggio di fare un salto nel buio passando dalle rotelle al ghiaccio e che guardano la gioia che circonda Massi e Fede con la speranza che un giorno non lontano possa essere la loro.
E a propoisto di Marika e Federico approfitto di questo post pubblico per ringraziarli pubblicamente di aver condiviso con noi questa settimana di grandi gioie e di averci resi ancora una volta orgogliosi di loro. Sono sicura che la loro stoffa da campioni verrà fuori, loro che sanno trasformarsi ogni volta che scendono in pista. Per loro è un momento di passaggio e sono sicura che il loro grande cuore li guiderà verso grandi orizzonti. Dopo il libero coppie un tifoso finlandese mi ha stretto la mano "you have two great couples". E come dargli torto? La classe di Marika e Federico non è acqua e Della Monica e Kokon hanno regalato un inaspettato 6 posto dimostrando che sì l'Italia c'è, anche nelle coppie di artistico.
E per la gioia dei giornalisti italiani che aborrono il toponiglio vi annuncio che è comparsa una nuova mascotte: lo scimanu. Una scimmietta blu e celeste che accompagnerà Marika e Fede nelle loro prossime uscite. Tremate gente, tremate, le streghe son tornate...
Ma l'Italia c'è anche nell'artistico maschile. Eccome se c'è. E per ricordarcelo ci voleva un ragazzo francese naturalizzato italiano, di poche parole in entrambe le lingue ma con un cuore abbastanza grande da contenere tanto l'amore per la patria natale che quello per la patria di adozione.
Ci voleva un cowboy entusiasta e entusiasmante per unire il pubblico italiano e francese, sparso tra le tribune dell'Hartwall Arena, in un unico grido "Samuel, Samuel, Samuel". Lo stesso nome, solo con un accento diverso. Scene mai viste. Fan italiani e francesi che applaudono insieme e si sorridono. E se è riuscito a unire due tifoserie storicamente rivali ci si chiede cos'altro sarà capace di fare questo grande campione. Grande quanto la sua modestia. Lui che durante i festeggiamenti ufficiali per la sua e le altre medaglie della nazionale italiana ti dice con un sorriso schivo "adesso bisogna tornare al lavoro. Fra poco ci sono i mondiali e magari mandano me. Voglio essere pronto". Magari. Come se ci fossero dubbi in proposito dopo quello che è riuscito a fare sul ghiaccio. Ma Samuel è così. Uno che si sente sempre sotto esame, che non si accontenta mai, che si mette sempre in discussione anche quando fa cose grandi. Grandissime.Un programma quasi perfetto. E se non fosse stato per quel triplo diventato doppio, chissà...di sicuro per il pubblico di Helsinki la gara l'ha vinta lui, dietro solo ad un Joubert appannato come non mai. "Ma lui è comunque un grande" commenta Samuel senza invidia, senza ironia. Solo pura ammirazione e rispetto per il lavoro degli altri. "I ragazzi (francesi) sono miei amici. Con Ponsero mi sono allenato una vita. E poi mi hano fatto tutti i complimenti". Tutto rosa e fiori allora? "Con la Federazione (francese) non parlo. Poi c'è gente a cui dico ciao e buongiorno e gente a cui non dico ciao e buongiorno. Perché se mi ferisci io sopporto ma non dimentico. Magari ho un brutto carattere, ma sono fatto così. Non ci posso fare niente" E che le ferite non siano ancora del tutto rimarginate lo si sente dal tono della voce che si abbassa anche se sulle labbra rimane l'abituale sorriso. Certo questi Europei gli hanno tolto un bel peso dalle spalle. Dopo quattro anni fuori dalle grandi competizioni questo era il suo grande ritorno, la sua occasione per dimostrare che quelli che lo davano per finito non avevano fatto i conti con la sua forza di volontà, la sua etica del lavoro, la sua passione per il ghiaccio. Ma quando gli chiedi come si sente adesso, riesce solo ad alzare gli occhi al cielo sorridendo e a tirare un gran sospiro di sollievo. Poi guarda sua moglie, una presenza silenziosa ma costante al suo fianco, e sorride di nuovo. Sì perché questa piccola Mia Farrow italiana che nasconde dentro un corpo minuto e algido una volontà di ferro è la vera artefice di questo cambiamento. E' lei che lo ha sostenuto in tutte le fasi del suo passaggio all'Italia, che non ha mai smesso di redere che suo marito fosse un grande campione, anche quando tutti dicevano che era un fuoco di paglia, uno che aveva perso il treno. E invece il treno Samuel lo ha solo cambiato in corsa. E siamo felici che abbia scelto le ferrovie italiane, anche se quelle fracesi vanno più veloci e magari sulla carta sono migliori. Ma del resto come ha detto lui "anche la Federazione italiana mi ha scelto quando non avevo ancora fatto risultati".
Chi ne ha fatti di risultati invece è Carolina che arrivava a questi europei come favorita. Purtroppo un pizzico di sfortuna nel corto le ha tolto quello che sarebbe stato un oro più che meritato, considerato come ha pattinato il libero. Purtroppo la seguivo dall'albergo dato che un virus mi ha abbattuto a letto (non prima di avermi fatto svenire in un bar sotto lo sguardo attonito dei finlandesi presenti) proprio sabato mattina. L'emozione però è stata ugualmente forte e alla fine dell'esercizio perfino un suo storico detrattore tra le fila italiane ha commentato "questa sì che è una campionessa". E lo è soprattutto come persona, lei che tra i festeggiamenti generali e pur con la delusione nel cuore per una tripletta che non è arrivata ha avuto la grazia di ricordare e ringraziare il team leader, Walter Zuccaro, storico giudice italiano, per il supporto e la serenità che ha dato a tutti in una settimana cos importante. Campionessa come il suo compagno, Alex che ha saputo alleggerire con il suo incontenibile umorismo le giornate di gara. Indimenticabile durante il party finale (a cui si è presentato con gli storici occhiali a cuore perché "bisogna prenderle con il sorriso le cose") il momento in cui ha trascinato una giornalista giapponese al centro della stanza gridando "E' Mao Asada! Mao Asada è venuta a farci i complimenti!"
E così la settimana è passata tra una risata e l'altra, tra un'emozione e l'altra, tra un argento e l'altro.
Ci sono gare che valgono più delle altre, gare che ti rimangono nel cuore e ce sai già che ricorderai a vita.
Questa era una di quelle.
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